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SCELTI PER VOI: LA GUERRA DELLE FARFALLE

lunedì 27 giugno 2022

 

Più di cento anni fa, al tempo dei lampioni a gas e delle candele, quando i negozi avevano il bancone in legno e le strade erano piene di cavalli, nacque una bambina. Nessuno se ne rallegrò, solo la la madre. Al padre non piacevano i bambini, nemmeno i propri, e a Peter, il fratellino di tre anni, non interessava aggiungere altre persone al proprio mondo.

Siamo ai primi del novecento del secolo scorso e dopo pochi giorni che Clarisse è venuta al mondo, sua madre muore.

Una sciagura che le verrà imputata come responsabilità dal fratellino, troppo piccolo per capire, e in qualche modo anche dal padre, che da quel momento erige un muro invalicabile, chiudendosi in un dolore sordo, incapace di prendersi cura dei suoi due figli.

Ma Clarry, così la chiamano poi tutti, nonostante un affaccio alla vita segnato dalla tragedia, mantiene fede alla promessa del suo nome e cresce luminosa, solare, l'unica capace di tenere insieme il padre, sempre più ostinato nella sua solitudine, e il fratello, che sviluppa un carattere scontroso e ostile verso chiunque.

Clarry però non è mai sola a tentare l'impresa disperata di fare famiglia con le persone che ha intorno. Con lei ci sono la signora Morgan, la governante, che le insegna quel poco di cucina che sa, ma soprattutto la aiuta a sporgersi oltre le apparenze; c'è la signorina Vane, che abita dall'altra parte della strada e si prende a cuore l'educazione della bambina, un'educazione tuttavia orientata alle buone regole di comportamento che una giovane donna deve apprendere e poco tesa al sapere, ma capace di gesti generosissimi per aiutare Clarry, quando ormai grande, decide di mettersi alla ricerca di Rupert; per le materie di studio ci pensa invece Peter, che nonostante sia sempre astioso  e sia più grande, cerca costantemente l'aiuto della sorella per i compiti, istruendola così anche senza averne consapevolezza; e poi ci sono i nonni e il cugino Rupert, che con loro vive, visto che i genitori si trovano in India.

Con Rupert e con i nonni, che vivono in Cornovaglia, in una casa vicino al mare, Clarry e Peter trascorrono estati indimenticabili, libere, fuori da ogni sguardo di controllo adulto, tanto che a volte incorrono anche in pericoli non da poco. Come Peter, che per sfuggire al collegio, pensa di saltare da un treno in corsa, restando claudicante a vita, o Clarry che per poco non affoga, gettandosi da uno scoglio e pensando che sarebbe bastato venire a galla naturalmente per non affogare. Resta però nei protagonisti, al di là dei pericoli attraversati, quel sapore nitido che dà il sentirsi vivi e proiettati a qualsiasi scoperta, nel qui e ora, che solo l'infanzia può dare. 

La storia racconta e attraversa tutti gli anni dell'infanzia e dell'adolescenza, sapendo costruire per ognuno dei protagonisti una profondità psicologica mai scontata, mai data per certa.

Così Clarry, la storia viene narrata, sebbene non in prima persona, dal suo punto di vista, sa fronteggiare il padre e ottenere il permesso per frequentare una vera scuola, la stessa di Vanessa, sorella di Simon, a sua volta amico fraterno di Rupert e Peter. 

E Rupert, che si rifiuta di continuare a studiare all'Università, deciderà di arruolarsi in guerra, la Prima Guerra Mondiale, che nel frattempo miete giovani vite in tutta Europa.

Mentre Peter, impossibilitato a arruolarsi per via della sua gamba, deciderà, senza non pochi tormenti, di diventare un medico, per provare a ricucire la ferita che la morte della madre ha inferto alla sua vita. 

Sarà proprio la Grande Guerra a sigillare nelle vite di Clarry, Vanessa, Peter, Rupert e Simon l'inevitabile fine del periodo luminoso che l'infanzia e l'adolescenza hanno segnato per loro, traghettandoli nel mondo degli adulti, senza far loro perdere tuttavia uno sguardo di speranza e l'affetto profondo con cui avevano nutrito i loro legami, rendendoli indissolubili.

Un romanzo di formazione ma anche un romanzo corale sul senso e valore dei piccoli gesti, sulla difficoltà di compiere scelte autentiche che possano rappresentare la complessa imago con cui la vita ci ha plasmati, sul dolore che a volte ci fa muti in attesa di ritrovarci, sul senso del perdono e dello spazio necessario che dobbiamo alle scelte, non sempre comprensibili, che chi amiamo compie. 

Ma anche un romanzo storico di rara bellezza, con una trama impeccabile, in cui la ricostruzione storica è puntuale, ma mai sovrabbondante tanto da risultare posticcia, e soprattutto con una scrittura davvero intensa, lieve, che non cerca mai facili compiacimenti, e attraverso la quale sembra letteralmente di poter vedere ogni singolo protagonista, ogni luogo, come attraverso un prisma di cristallo. Grande merito va ovviamente riconosciuto anche al traduttore, Roberto Serrai, che ha saputo restituire nella nostra lingua così intensa bellezza. 

Ultimo dettaglio, degno però di nota: il titolo La guerra delle farfalle fa riferimento alle farfalle di carta che Clarry realizza spedendole a Peter e Rupert, fin dai tempi del collegio. Si tratta di semplici manufatti con cui la protagonista rivela il desiderio di prendersi cura del fratello e del cugino, attraverso la bellezza di qualcosa che potrebbe apparire inutile, anche e soprattutto in momenti difficili, ma che invece generano attenzione e gratitudine. Il titolo originale suona invece così The Skylarks' War, ovvero la guerra delle allodole, uccellini il cui canto viene ricordato diffusamente nella poesia e nella narrativa, da Dante a Shakespeare, da Shelley a Baudelaire. L'allodala con il suo canto annuncia l'alba, e, capace di voli rapidissimi ed elevati, è diventata simbolo di una natura rivolta al cielo, al bene. Un bene che viene cantato a dispetto di ogni guerra. 

La storia è risultata vincitrice del prestigioso Premio Andersen 2022, come miglior libro oltre i quindici anni.

Una storia consigliata vivamente a ragazze e ragazzi, ma anche agli adulti.

Per voi Piccoli Lettori Crescono

INFORMAZIONI TECNICHE

Titolo: La guerra delle Farfalle

Autore: Hilary McKay

Traduttore: Roberto Serrai

Editore: Giunti

Collana: Le strenne

Codice EAN: 978-8809-87842

Formato: 20x15, rilegato

Pagine: 304

Età di lettura: dai 10 anni

Prezzo indicativo: 16 euro




SCELTI PER VOI: Io al posto tuo

domenica 26 giugno 2022

 


A MAI PIÙ RIVEDERTI, BIANCA!
Potrebbe sembrare strano, ma è l’augurio più bello che mi possano fare: ti auguro di non tornare più in ospedale.


Il secondo romanzo di Valentina Torchia, dopo Ti sento, narra la storia di alcuni cuori e lo fa sia in modo scientifico, addentrandosi in particolari situazioni cardiologiche, che nel modo tutto suo: rappresentando i sentimenti che appartengono agli adolescenti: sfaccettati, confusi e potenti; indossando le loro scarpe, raccontando più storie e ce le fa vivere tutte, con intensità.


Lo stile è pulito, limpido e allo stesso tempo avvolgente; le situazioni sono illustrate con chiarezza anche quando mettono a nudo le incertezze, le precarietà, i dubbi, la ricerca di identità, il bisogno di rifuggire dure verità. 

Il linguaggio è adeso al target a cui si riferisce, ricco di citazioni e anche di richiami all’amore per il Giappone e le sue tradizioni più affascinanti, come la festività tradizionale Tanabata, per chi fosse meno avvezzo a termini quali katsuobushi o takoyaki, l’autrice ha predisposto un glossario giapponese in appendice, ma i ragazzi ben conoscono gli origami, il poke e il bubble tea.


L’argomento è delicato: il trapianto di cuore. Da biotecnologa medica e giornalista scientifica, quale l’autrice è, l’approccio risulta serio, documentato, studiato, per poi essere assorbito dalla vita dei protagonisti, Takeru e Bianca. Anche i personaggi secondari sono molto intriganti, particolari eppure riconoscibili. 


La storia attraversa luoghi e situazioni particolari, è interessante perché esce dal vivere comune, inoltre pone un profondo dilemma, amletico, sull’esistenza. Tutto inizia con un cuore “donato” che viene trapiantato a uno dei due protagonisti, mentre l’altro resta ancora in attesa della sua opportunità di guarigione. I giorni sono regali? Come si fa a pensare al futuro nella precarietà estrema del presente? I sogni hanno il diritto di essere sperati? I desideri, possono avverarsi? Sono tutti passaggi complicati. Le ripercussioni stravolgono tutte le precedenti dinamiche, già complesse, dense di intensità e sentimenti, paure e azzardi, vite “diverse” dalla maggior parte dei coetanei. L’autrice tocca, attraverso i personaggi che ha creato, diverse personalità e di ognuna ne descrive l’unicità, che comunque permette ai lettori di riconoscerne i tratti nella vita reale o almeno di comprendere molto bene. I personaggi sono credibili, assolutamente veri.


È per me obbligatorio aprire una parentesi eccezionale su questo libro. Le recensioni trattengono sempre una parte di sguardo di chi legge il libro, credo sia inevitabile, oppure si può essere chirurgici, ma io di solito non ci riesco, sono una lettrice appassionata.
La scelta della citazione del libro, l’augurio a non rivedersi, non l’ho scelta a caso. Questo romanzo, che tocca tanti temi e in cui i sentimenti sono furenti e abitano anche i cuori più fragili, in piccola parte mi coinvolge direttamente. Mentre leggevo, o meglio divoravo le pagine, mi ritrovavo in tanti angoli di storia, le ho definite “righe specchio”, ho rivissuto una parte della mia esperienza da paziente del reparto di cardiochirurgia pediatrica, sebbene fossi una paziente adulta. Questa frase me la disse la mamma di un simpatico paziente, quando mi dimisero. Ho raccontato a Valentina i miei giorni e le mie esperienze, le tante gioie e i piccoli eventi di un reparto così speciali, i bambini che ho conosciuto, le dinamiche di reparto, dettagli che l’autrice ha saputo rendere bene, per poi farli propri.

 (Questo è un mio timido schizzo del carrello che l'autrice ha descritto per il suo personaggio, Giacomo, qui invece è rappresentato il piccolo paziente che ho conosciuto in reparto, in cui ardeva un cuore importante, sebbene strambo e freddo, come quel macchinario di metallo).

Ci sono pezzi di vita vissuta, volti e parole che trattengo nel cuore, è una recensione atipica, con relativo distacco, ma non avrebbe potuto essere altrimenti, per cuore e onestà.


In Io al posto tuo si attraversa una serie di esperienze, alcune davvero al limite, si provano brividi pungenti, lente attese, ma anche adrenalina e palpitazioni, non solo del numero dei battiti, ma forti passioni, amore, rabbia e una varietà scompigliata di sentimenti, come sono gli adolescenti: autentici e incasinati. 

È una di quelle storie che fanno entrare il lettore tra le pagine e, quando il libro è finito, lasciano un particolare sapore. I personaggi sono diventati quasi amici, non sono più del tutto di carta, qualcosa di loro resta anche dopo averli richiusi nel libro perché avevano delle cose importanti da dire.


Buona lettura!


Informazioni tecniche
Titolo: Io al posto tuo
Autore: Valentina Torchia
Editore: DeA ragazzi
Codice: EAN 978-8851198503
Formato: 21x14 cm, brossura copertina flessibile
Pagine: 386
Prezzo indicativo: € 16,90
Età di Lettura: YA, adolescenti


 

SCELTI PER VOI: Fino a vedere il mare

lunedì 13 giugno 2022

 

«Lucio mi chiamo, accidenti a voi!»
E figuriamoci se lo stanno a sentire. Mentre si accalcano sulla camionetta del padre, i suoi quattro fratelli lo continuano a sfottere.
«Pollo, corri, partiamo senza di te!»

Il vecchio parte con i figli a bordo, lasciano la baraccopoli alle spalle per raggiungere la stazione centrale della città, lì i bambini sanno quale sono i posti migliori dove chiedere l’elemosina, guadagneranno quegli spicci che il padre consuma in alcol, mentre la madre resta a letto, senza forze, a combattere da sola una malattia mai indagata.
Pollo, a differenza dei fratelli, non è superficiale, non è cinico, mantiene gli occhi fissi sul mondo e si fa domande, è curioso. Gli occhi così preziosi, quelli che mutila il losco e malvagio Cowboy per legare per sempre i bambini a sé. Lui gestisce il business dei cecatelli, che nell’elemosina fanno molta concorrenza agli altri bambini, perché fanno più pena.
Da questo gorgo di miseria umana, brilla più che mai Pollo, magrolino e piccolo, ma che sa aggrapparsi alla speranza e con sé porta Leyla, una cecatella che in realtà ci vede, fa solo finta di non vedere per sopravvivere alla crudeltà del suo padrone, il Cowboy.
La trama decolla presto, dopo averci immerso in questo mondo pieno di ombre, di polvere e immondizia. Si risale con i due protagonisti, così vividi, veri, che si spingono oltre quei limiti imposti dagli adulti, osano con coraggio e incoscienza, saldi nel desiderio di voler cambiare la loro vita. Il loro viaggio non sarà certo semplice, pieno di insidie e difficoltà, tra personaggi grotteschi che ricordano le caricature Felliniane e le citazioni e i rimandi al cinema non mancano, come l’autrice ha dichiarato in appendice. Infatti, si passa dall’ispirazione alla fiaba di Pollicino al The Millionaire di Danny Boyle, Pollo raccoglie i sassolini bianchi che sa trovare, fino a vedere il mare, metafora dell’infinito, della speranza, delle opportunità che la vita offre e vanno sapute cogliere.
Alle tenebre che circondano molti adulti, si contrappone la leggerezza dei bambini, la loro freschezza che illumina il cammino. Sono tesi verso il futuro, con semplice entusiasmo, nonostante le esperienze drammatiche che hanno già conosciuto. I bambini sanno ridere delle miserie come del bizzarro o delle cose più semplici. L’ironia può abitare anche la storia più dark, e si sa, salva sempre. Il tema della fiducia, in questa storia, è complesso, duro, profondo. Il sospetto tiene allerta i sensi come le prede nel bosco. Il sapore della libertà, per quanto faccia anche paura e renda più scoperti, ha un buonissimo sapore, come le briciole dei crackers regalate in treno. La fuga è avvincente, tiene con il fiato sospeso. Lo sguardo del lettore si sposta, persino negli occhi del Cowboy, e la tensione resiste fino alla fine.
L’ambientazione, i protagonisti e il rapporto con una storia così difficile sono i punti che ho voluto indagare con l’autrice, Milvia Vincenzini, (che ha scelto di usare solo il nome di battesimo per firmarsi), già illustratrice e art director in varie agenzie pubblicitarie. A lei ho rivolto queste tre domande:

la prima è la seguente: l’ambientazione è ricca di scorci particolari, le atmosfere avvolgenti, sebbene appartenga a luoghi imprecisati, da quale porta ci sei entrata per collocarci la tua storia?

Ho fatto riferimento a una tipologia di luogo di cui conosco le caratteristiche, dunque una città del Sud. Sono nata e cresciuta a Napoli, ma rispetto alla mia città natale, l’ambientazione del libro è
ancora più feroce: mi sono ispirata alle metropoli alienanti, disumane ma brulicanti di umanità disperata, di film come il già citato The milionarie o Cafarnao.
Questo tipo di metropoli estende le sue ramificazioni in un’ampia area suburbana, inquinando anche il “fuori“. Così, per esempio, il Villaggio del Cinema nella mia mente si accavalla al ricordo
dell’area circumvesuviana, in cui monumentali cadaveri edilizi diventano una sorta di borgata abitata da un’umanità spaesata, pronta a tutto per sopravvivere.
Seconda domanda: i personaggi, così verosimili nella loro peculiarità, escono dalla carta con spessore, ti trattengono accanto, come ti sono venuti incontro mentre costruivi la loro storia?

Pollo e Leyla sono lo sdoppiamento del personaggio di Pollicino, la fiaba da cui ho tratto inizialmente ispirazione. Attraverso la loro innocenza, la loro forza vitale, mi è stato possibile raccontare un mondo oscuro - che mi ha richiesto del tempo prima di poterne scrivere. Credo che l’infanzia abbia questa forza straordinaria, più forte del male che purtroppo può trovarsi a dover affrontare. Soprattutto quando è nutrita da un barlume di amore, come in questo caso: quello che scaturisce dal loro incontro, ma anche l’amore sgangherato, imperfetto, monco che i due bambini
hanno comunque ricevuto dalle loro famiglie.

Ultima domanda: la trama è intensa, la storia che racconti è potente, come ti sei addentrata in questa vicenda non semplice, dura, con molte tenebre, anche se possiede una sfavillante luce da poter acchiappare con tanta tenacia?

Come dicevo, dopo avere scritto la “sinossi“, ho lasciato questa idea a decantare per un bel po’, non sentendomi pronta a sviluppare una trama che mi avrebbe portato a parlare di cose toste. Questo perché non volevo farlo attraverso luoghi comuni, ma restando assolutamente rispettosa della verità, anche se utilizzando gli stratagemmi della narrazione. Il libro è nato in due step: grazie a Lodovica Cima, l’editore, che mi ha spinto a dargli uno sviluppo
più ampio, ho potuto portare la storia a compimento, anche giocando con il grottesco e attraverso momenti se non comici, leggeri, come appunto sentivo che fosse lo sguardo dei piccoli.


La storia che racconta Milvia ricorda anche le avventure di alcuni grandi classici, ma la trasposizione in chiave moderna tocca amare verità, per nulla fantastiche o lontane nel tempo. Il lettore si trova a condividere scomode situazioni, ma lo sguardo, a volte ingenuo, fresco o disincantato dei vari protagonisti, si moltiplica e si apre a ventaglio sulle differenti esistenze, mostrandole nella loro più spoglia verità. Ogni snodo va a scoprire angoli di miserie umane, ma i due protagonisti restano sopra, come se riuscissero a galleggiare nella loro purezza per non finire nei vari gorghi creati da adulti senza più grandi speranze. Una storia inquietante, dove non ci sono spettri, ma concreti pericoli, dove il male esiste, ma si può sconfiggere. Anche questa è una potente verità.

Buona lettura!

Informazioni tecniche
Titolo: Fino a vedere il mare
Autrice: Milvia
Editore: Pelledoca
Collana: NeroInchiostro
Codice: EAN 9788832790481
Formato: 14x2o,5 cm, brossura copertina flessibile
Pagine: 168
Prezzo indicativo: € 16,00
Età di Lettura: +11 anni



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