È il caso di questo straordinario libro di narrativa illustrata, che resta per me uno dei più bei libri scritti e illustrati per bambini. Sebbene quello della morte possa costituire a prima vista il tema centrale, non racconta solo del modo in cui i bambini ne hanno percezione, ma riesce a distillare in ogni pagina una visione profondissima d'infanzia.
È estate, tempo senza tempo, senza schemi normativi temporali in cui rientrare, tempo nel quale il vuoto dell'inazione può costituire uno spazio prolifico di immaginazione.
Protagonisti sono due bambini, Ester, più intraprendente e attiva, e il bambino narratore, del cui nome il lettore resta all'oscuro per tutto il libro, più timido e riflessivo.
Il libro prende l'avvio con un incipit che non può non mostrare in tutta la sua ironia le prospettive antitetiche da cui questa storia può essere osservata:
Un giorno ci stavamo annoiando a avevamo voglia di fare qualcosa di bello. Ester fu tutta contenta quando trovò un bombo morto. "Oh, è così triste, oh, è così terribile", disse. "Finalmente succede qualcosa!" Il bombo era peloso e a strisce, con le ali sbilenche e le zampette scomposte. Ester se lo mise sul palmo e gli accarezzò la schiena. "Ti voglio bene, bombino mio", disse con voce rotta. Era sempre molto coraggiosa. Io ero piccolo, invece, e avevo paura sia della vita che della morte. Neanche conoscevo qualcuno che era morto.
Non faccio fatica a immaginare uno sguardo adulto che non trovi nulla di divertente negli insetti, a maggior ragione morti. Mentre allo stesso tempo l'osservazione senza pregiudizio di quel corpicino, con tanto di zampette scomposte è tutta negli occhi di Ester, di una bambina, che sa cogliere le potenzialità anche da un insetto morto per trasformare una noiosa giornata estiva in una entusiastica giornata pieno di senso.
È infatti da lì che prende l'avvio Funerali SPA, un'agenzia di pompe funebri per tutte le creature animali, piccole e grandi, che ogni giorno muoiono senza che nessuno se ne curi.
L'area scelta come cimitero non potrà che essere allora una radura nel bosco, che nessuno conosce, cui si arriva attraverso un sentiero segreto. Un Altrove, in cui il confine tra la vita e la morte si assottiglia e viene reso tangibile dalla presenza di piccole lapidi o croci con tanto di fiori e di nome del caro animaletto morto.
A sancire quella separazione ci sono le parole del bambino che narra, lui che all'inizio non aveva avuto timore di riconoscersi piccolo e senza alcuna dimestichezza né con la vita né con la morte, possiede però il dono di saper scrivere poesie, brevi elogi funebri che sono un modo diverso di aver cura dei loro cari animaletti morti.
L'avevamo qui fra le dita, ora è sepolta questa piccola vita.
Tutto il loro mondo, che dura una sola giornata, è racchiuso lì dentro, nei gesti di cura di chi materialmente scava la fossa, nelle parole che curano il dolore della separazione.
E allora i due protagonisti cominciano a cercare ovunque altri animali cui poter dare sepoltura. A loro si aggiunge il fratellino di Ester, Putte, che essendo più piccolo non capisce bene il senso di morire e quando alla fine Ester glielo spiega, intuisce che la sua morte potrebbe addolorare moltissimo i suoi genitori. Quel non muoversi mai più fino a rendersi necessario finire sotto terra non spaventa in sé e per sé ma per la relazione che lo lega indissolubilmente ai suoi genitori. Quanto acume in questo sguardo sa costruire l'autore della storia!
La narrazione continua con moltissimi dialoghi carichi di ironia, portatori di un sentire intimo, profondo, di domande grandi, manifestazione di quella natura profondamente altra che abita la vita dei bambini e che disvelano una capacità di stare al cospetto anche della morte in modo autentico e vero.
La morte dura mille e mille anni. Fa male essere morti? Si è soli? Si ha paura?Allora occuparsi della morte può essere anche un gioco estivo, ma un gioco serio, come tutti i giochi dei bambini sono, un modo cioè di porsi nella vita con attenzione, stupore, immaginazione.
Lo spazio della radura si popola ora dopo ora di tutti i cari animaletti morti che con ostinazione i bambini vanno a cercare anche in posti dove non ci si aspetterebbe, come nel frigo dove stanno tre povere aringhe morte. Perché i bambini, si sa, guardano all'essenza e non fanno distinzione tra le morti.
Il rituale nel frattempo si va perfezionando e seppellire il morticino diventa un vero e proprio lavoro, con tanto di promessa di canti e custodia della tomba in eterno. Come non sorridere a questo senso di eternità che il qui e ora sperimentato dai bambini dona alla loro dimensione temporale?
Fino a quando arriva la prova più grande anche per il narratore, che fino a quel momento aveva tenuto a distanza la fisicità della morte, evitando di toccare i corpi e lasciando che ad occuparsene fosse Ester, a lui il compito della poesia e del trasporto di tutti i materiali.
Ma la morte è prima di tutto qualcosa che accade nel corpo, come aveva ben visto il fratellino di Ester, chiedendo conto della immobilità del povero animaletto.
Un merlo si schianta all'improvviso sulla vetrata della finestra di casa, è un attimo e tutto sembra compiersi in quei pochi abissali istanti.
Non avevo mai visto nessuno morire. Ci accovacciammo accanto al merlo caduto a terra. Batté le ali. Aprì il becco. Le zampette sussultarono. Poi rimase immobile. Un attimo appena, ed era morto. ... Di colpo dimenticai che avevo paura. Il merlo era così nero che scintillava. Aveva il becco giallo. Lo presi tra le mani. Era grande ma leggerissimo. Lo portai fino alla radura. Ester non disse niente. ... Preparammo una tomba. Nella radura i rami verdi formavano una volta come in una chiesa. Andammo a prendere una candela e la accendemmo. Scrivemmo "Papino" sul sasso più bello. Io recitai la poesia tenendomi il merlo stretto al petto. Papino era ancora caldo. La terra era fredda.
Un modo straordinario di raccontare non tanto o non solo il sentire dei bambini di fronte all'evento della morte, ma anche la capacità di stare, osservare, narrare la dimensione infantile in modo autentico, senza retorica, senza giudizio.
Ad accompagnare la narrazione di Ulf Nilsson, che incede in modo essenziale, come fosse davvero nei pensieri dei bambini, nel qui e ora del loro osservare il mondo, ci sono le bellissime illustrazioni di Eva Eriksson, che con un segno grafico delicato e preciso restituiscono carattere e vivacità a ogni tavola, soprattutto a quelle che si aprono sulla doppia pagina, nelle quali sembra quasi al lettore di avvicinarsi ai bambini, fino ad entrare con loro nella radura, negli spazi aperti.
Un libro davvero consigliatissimo, che con delicatezza sa offrire ai bambini, ma anche agli adulti, uno squarcio autentico sul mondo dell'infanzia, in cui lettori, giovani e grandi possono riconoscersi.
Per voi Piccoli Lettori Crescono
INFORMAZIONI TECNICHETITOLO: Tutti i cari animaletti
AUTORE: Ulf Nilsson
ILLUSTRATRICE: Eva Eriksson
TRADUTTRICE: Laura Cangemi
EDITORE: Iperborea
COLLANA: I Miniborei
FORMATO: rilegato, illustrato, pag. 61
ETÀ DI LETTURA: dai 5 anni
CODICE EAN: 987-887-0919-288
PREZZO: 13 euro