Solo la scrittura poetica e l'onesta intellettuale di Beatrice Masini poteva dare compimento a un compito così difficile.
Di Saffo ciò che sappiamo non solo infatti è parziale, a causa della scarsità di fonti antiche, ma persino pregiudiziale, fondato su una tradizione che ha costruito sull'identità della poetessa un modo per dire la donna e le donne nel mondo antico, decontestualizzandone arbitrariamente la vita e le opere.
Beatrice Masini inizia il racconto dalla nascita della Saffo bambina:
I bambini arrivano come ladri nella notte, o anche di giorno, ma è lo stesso, è un giorno così lungo che sembra notte, e comunque ladri sono e ladri restano: ti portano via il sonno, la pace, te stessa. Non ti ci abitui mai. Cleide ne ha avuti già tre, dovrebbe sapere tutto: invece non sa niente; ogni volta daccapo. L'ansia, l'ossessione, i pensieri, i timori. E poi questa è una femmina.
Un incipit che appare fin da subito una dichiarazione di poetica, per provare a raccontare come nell'ordinario di ciascuna esistenza abita un daimon, il proprio daimon bambino, che ruba come un ladro il tempo ordinario del giorno e della notte.
Così viene alla luce la piccola Saffo nella scrittura biografica di Beatrice Masini, un vagito poetico che manda in frantumi ogni certezza.
Che cosa ci faccio qui? Perché sono una femmina? Se fossi un maschio potrei fare il coppiere della città come Larico; o andare per mare e commerciare come Carasso, e avere paura dei pirati, anzi no, non avrei paura, li affronterei sul ponte della nave, armata di una piccola daga, con l'impugnatura incisa di disegni bellissimi, disegni di eroi che vincono in battaglia, e vincerei anche io, e diventerei una di loro, no, non come loro, sarei sempre io Saffo, la prima pirata che si sia mai vista sulla faccia della terra e sull'onda del mare. Da qualche parte un poeta sentirebbe raccontare la mia storia e ci farebbe un poema. Pensa che bello. Saffo pensa. Non ha nient'altro da fare. Non ha nessuno a cui raccontare ciò che le esplode nel cuore.
Saffo cresce e incomincia a sentire vibrare dentro di sé le parole, germogli come domande appena sbocciate sul senso della vita, della sua vita.
Si ritrova sola, non ha molto con cui distrarsi, a parte il tempo, tanto tempo, e le tavolette con uno stilo.
Poi ci sono le tavolette, e lo stilo, per scrivere. Lì vicino a lei, sulla panca. E ci sono le parole. Le parole sono nella testa, e sono tante. Nel mondo di Saffo ci sono più parole che cose. Perché le parole dicono anche le cose che non ci sono, che non si possono toccare o guardare ma solo sentire.La vita di Saffo si snoda così tra l'esilio in Sicilia, a causa delle dalle idee politiche del padre, e il matrimonio, in giovanissima età, con un uomo molto ricco, di cui dalle fonti non sappiamo nulla, ma che, dobbiamo dedurre, non si oppose a che la giovane moglie continuasse a praticare l'arte della musica e della poesia.
Era un tempo quello della Grecia del V secolo a.C. nel quale alle donne non erano riservate molte possibilità di costruzione della propria vita, essenzialmente due: il matrimonio e il servizio come sacerdotessa presso uno dei numerosi templi dedicati ad Afrodite, ad Atena, a Artemide.
Probabilmente Saffo fu una delle prime donne che riuscì a custodire il proprio daimon, la vocazione a una vita dedita alla poesia e alla musica, con il matrimonio, una figlia e il tiaso. Quest'ultimo viene ricordata nelle fonti come una sorta di scuola femminile, nella quale le ragazze, quelle più abbienti, potevano ricevere, ad opera di una donna più grande, un'educazione letteraria, musicale, coreutica. Un'educazione che è bene ricordare, era finalizzata a una delle due vie, il matrimonio o il culto. Peraltro lo stesso tiaso di Saffo era proprio legato al culto di Afrodite, l'investitura religiosa era imprenscindibile da questo tipo di educazione. A Lesbo, dove Saffo era nata, e dove era tornata a vivere dopo l'esilio, ce ne erano diversi di tiaso, alcuni di quali lei stessa aveva criticato per la poca cura.
Emergono dalle pagine di questa storia numerose altre figure femminili, diverse tra loro, caratterizzate secondo il ruolo che occupano nella società, la madre Cleide, Filide la balia, e le ragazze del tiaso, tutte in relazione tra loro, mai in opposizione, tenute insieme dal faticoso esercizio di stare al mondo, rimanendo se stesse. Saffo è lì tra loro, ad aprire una strada, a ricordare che è possibile avere riguardo per se, dare attenzione alle parole, sentirle vive dentro e poi deporle come semi sulla terra del cuore, aspettare che fioriscano e restituirle al mondo.Nei numerosi frammenti rimasti Saffo ricorda molte delle ragazze che di cui ebbe la custodia. E ciò che brilla tuttora nei suoi versi è l'aver saputo dar voce ai sentimenti e alle emozioni del vissuto femminile, in modo autentico e intimo, rappresentando l'amore come origine e come orizzonte di senso che accoglie la vita nelle sue più ampie manifestazioni. Beatrice Masini traduce lei stessa e inserisce nel testo alcune di questi preziosi versi, gettando un ponte, proprio nella traduzione e nell'intimità che da questa scaturisce.
Intimità, che è generata da una scrittura palpitante e che sembra davvero legare insieme due voci poetiche, così lontane nel tempo, eppure vicinissime.
Tu sei la mela non colta, il segreto
frutto rimasto celato tra i rami:
tu la più bella, più rossa, più tonda
sola rimani.
La capacità di raccontare la vita di Saffo è in questo libro straordinaria, si rivela così quello che tutti avremmo voluto sapere della poetessa, e che i testi di letteratura non potevano rivelarci.
Ma la letteratura ha anche questa funzione: restituirci il non detto, l'immaginato, e tacere altro, o lasciare che sia lo sguardo del lettore a porre nuove domande, ad avvicinare il proprio sé a quello di una poetessa della Grecia antica, per scoprire che:
Se per una cosa c'è una parola, puoi fermarla, e tenerla con te, anche se non la tocchi. Basta scriverla. È per questo che Saffo scrive. Per tenere con sé le cose della mente, anche quelle che non si toccano. Quando scrive tutto diventa suo.
A cucire insieme le parole ci sono le illustrazioni potentemente evocative di Pia Valentinis. Sono finestre spalancate ad aprire lo sguardo su un passato lontano e sulle parole poetiche che hanno attraversato più di duemila anni di storia.
Illustrazioni che sanno restituire il senso dell'antico senza avere nulla di didascalico, ogni segno, colore, prospettiva, è segno poetico, è visione di un Altrove che proprio nelle immagini riesce a farsi vicino al lettore, consentendogli di conoscere anche visivamente e quindi emotivamente la vita di Saffo.
Non da ultimo la casa editrice ci ha abituato a una cura preziosa nella scelta della carta, della stampa e del formato, che contribuisce a rendere questo volume davvero imperdibile.
Per voi Piccoli Lettori Crescono
INFORMAZIONI TECNICHE
Titolo: Io sono la mela. Una storia di Saffo
Autrice: Beatrice Masini
Illustratrice: Pia Valentinis
Editore: rueBallu Edizioni
Collana: Jeunesse. Ottopiù
Formato: brossura, illustrato
Pagine: 112 pp.
Codice: EAN 978-889-5689357
Età di lettura: da 8 anni
Prezzo indicativo: euro 19