Raccontare le fiabe richiede sempre una certa dose di coraggio, perché bisogna fare spazio, lasciar andare le immagini che si sono stratificate nelle mente, per ciascuno di noi in forme diverse, e che risalgono alla nostra personale esperienza di vissuto con la materia primigenia con cui sono impastate le fiabe.
Quel coraggio ha a che fare con la distanza e con l'immersione dunque: distanza dalla consuetudine inveterata a ricondurre ogni narrazione ai nostri bisogni contingenti, spiccioli, quotidiani, per spiegarli e darne contezza; immersione nel dramma, inteso nel senso autentico del termine, ovvero quell'insieme di situazioni sceniche che rappresentano il multiforme e complesso articolarsi della vita e di cui i greci erano sommi maestri, questa volta sì sempre attuale, e dunque anche presente.
Beatrice Alemagna nell'accostarsi alla narrazione per parole e immagini della fiaba classica di Biancaneve dimostra di essersi completamente riempita di questo coraggio, di aver seguito, nell'espressione del segno grafico e nel punto di vista narrativo, uno sguardo non solo originale ma molto molto vicino a quella che personalmente immagino essere come una sorta di soglia tra narrazione orale e immaginario che ne scaturisce.
Per intenderci è come se l'Alemagna nella realizzazione di questa visione abbia proceduto mettendo in opera strati e strati di immagini, scaturiti da un ascolto totale, profondo, immersivo appunto, del testo originario della fiaba.
Questa dimensione prospettica di significato si percepisce fin dalla copertina e dal suo nuovo titolo: Addio Biancaneve, con il nome della protagonista che sembra sciogliersi come neve, mentre lei taglia di netto in diagonale con la lunga chioma corvina l'intera soglia d'ingresso, diretta a passo spedito verso l'interno della fiaba. Nell'entrare nel cuore della fiaba possiamo dire addio a Biancaneve, all'idea consolatrice che potevamo esserci fatta fino a ora, questo sembra voler comunicare non solo il titolo e la composizione scenica della copertina ma anche l'immagine stessa di Biancaneve che sembra marciare più che camminare.
Addio Biancaneve ci dice allora che è meglio se il lettore si prepara ad abbandonare le certezze consolidate nel tempo rispetto alla protagonista di questa fiaba.
Perché questa volta il punto di vista narrativo non sarà quello della bambina perseguitata dalla matrigna invidiosa. La voce narrante infatti, in prima persona, è proprio quella della matrigna. Sarà lei a raccontare la sua versione della storia, fino al finale, quello originale e tragico.
Un rovesciamento di sguardi, necessario per chiunque voglia davvero accostarsi al cuore delle fiabe, per chiedersi, come fa l'autrice, dove e se i fratelli Grimm abbiano voluto collocare un'idea di bene. Ma ci chiediamo anche come sia possibile che quest'idea di bene possa resistere in un coacervo di sentimenti così complessi come sono quelli che abitano i cuori di Biancaneve e della sua matrigna. Forse più cautamente questa versione della fiaba ci invita a riconsiderare la nostra stessa idea di un bene assoluto, che vorremmo poter assegnare nella lettura in maniera inequivocabile e senza ombre, alla bambina, piccola, sola, bellissima e perseguitata da una donna adulta, invidiosa, che vuole farla uccidere, per fare spazio invece alla pietà.
Scopriamo, proprio perché a parlare è la matrigna, che il male, da lei incarnato - chi potrebbe dire il contrario, dal momento che è lei adulta a voler uccidere una bambina, e diciamolo pure, per questioni futili all'apparenza? - è cresciuto nel terreno fecondo del dolore e della solitudine, della paura, quella ultima e radicale della morte.
Di fronte al mio riflesso, come a un luttuoso presagio, grido. Sbianco. Morire o uccidere. O l'una o l'altra cosa, ormai.
Questo dice la Matrigna, quasi in un sussurro, a se stessa.
Conosciamo così i pensieri più oscuri della nuova regina che non può tollerare la presenza di Biancaneve, che cresce, senza invecchiare, perché ancora giovanissima, che diventa sempre più bella, che ha ancora dinanzi a sé un futuro probabilmente luminoso mentre a lei non resta che farsi da parte.
Non è la bellezza a far invidia e paura alla matrigna ma è la consapevolezza della morte.
Il lettore continua a seguire il racconto della matrigna, la decisione di uccidere Biancaneve, la fuga della bambina nel bosco e l'incontro con quella casa, abitata da creature che sembrano spuntare direttamente dalla terra, nella quale Biancaneve trova rifugio.
Del seguito il lettore conosce già l'avvicendarsi dei fatti, ma ciò che rende la narrazione intensamente originale è il punto di vista di chi quei fatti li sta raccontando, come abbiamo detto, cioè la matrigna.
Della regina il lettore può conoscere il dolore che come un rovo la avvolge, può seguire strato dopo strato, immagine dopo immagine, tratto dopo tratto, il desiderio di morte, il male, la sofferenza, può capire cosa trabocca nel suo cuore.
Di Biancaneve invece non riesce a percepire molto, è come priva di quel risvolto che la renderebbe viva, umana. Appare la bambina sottile come un foglio di carta velina, pronta a seguire senza battere ciglio ciò che la vita le pone davanti. E così, nonostante tutte le raccomandazioni fatte dai nani, continua a cadere negli inganni della regina, fino a morire.
Eppure c'è qualcosa nella natura di Biancaneve che la rende equivoca: il suo corpo, nonostante sia morta, continua a rimanere intatto, la sua bellezza incorruttibile riuscirà a provocare dolore persino da morta.
E dalla bara di vetro in cui i nani l'hanno seppellita per poterla continuare a vedere la sua bellezza riesce a compiere l'impossibile: il passaggio del principe, la rottura accidentale della bara e il risveglio, fino all'epilogo finale, diabolico, agghiacciante, che costituisce la versione originale della fiaba e che Beatrice Alemagna ha saputo raccontare in modo così radicale e profondo che il lettore non può fare a meno di chiedersi in quale dei due personaggi abiti il male, per chi davvero provare pietà.
Questa versione della fiaba di Biancaneve è di una intensità che lascia sgomenti, che interroga, che ci richiama alla necessità di non edulcorare mai i lati anche più inquietanti delle fiabe, perché proprio lì si celano gli aspetti più misteriosi, i risvolti più intensi di ogni animo umano.
Le fiabe nelle loro versione originale parlano ancora a noi, parlano di noi.
Ma questa versione della fiaba è resa ancora più evocativa per la costruzione della sequenza narrativa di testo e immagini: alla doppia pagina del testo non segue in modo convenzionale la doppia pagina delle illustrazioni, come ci aspetteremmo.
All'esattezza del testo, all'accostamento delle frasi minime e precise che caratterizzano la narrazione della doppia pagina, segue il vortice delle illustrazioni, pittoriche, in una sequenza quasi ossessiva, onirica, magmatica, caratterizzate dai toni scuri, e da uno sguardo prospettico immersivo, che invita il lettore letteralmente a tuffarsi in esse, nei volti stravolti dalla passione, dal dolore, dall'odio, negli interni delle reggia o dei boschi, nella casetta dei nani, spazi abitati da occhi spalancati, che fanno fatica a chiudersi, a riposare.
È una versione della fiaba che sia nel testo che ancora di più nelle illustrazioni ci convoca in modo scomodo per interrogarci su quel magma profondo di sentimenti e passioni, che hanno confini labili e che abita da sempre il cuore degli esseri umani.
Un libro che è anche un'opera d'arte, come suggerisce la rilegature tibetana, che permette una visione senza la cesura del mezzo della pagina, allargando a dismisura lo sguardo.
Un libro davvero imperdibile, da custodire, leggere e condividere.
P.S. Per chi si stesse chiedendo se questa versione di Biancaneve può essere letta e compresa anche dai bambini, dal momento che la stessa autrice afferma in una intervista che all'inizio non aveva pensato ai giovani destinatari ma aveva proceduto per una urgenza intima e profonda, credo che sia vitale per i bambini sperimentare la paura, la sofferenza, il dolore, l'inquietudine e farlo attraverso le fiabe, le storie, garantisce loro un modo per prenderne contatto, potendo esplorare i propri sentimenti nella dimensione protetta dal contesto narrativo.
Per voi Piccoli Lettori Crescono, augurandovi per questo Natale, tempo lento e luminoso, tempo per leggere e condividere.
INFORMAZIONI TECNICHE
Titolo: Addio Biancaneve
Autrice: Beatrice Alemagna
Illustratrice: Beatrice Alemagna
Traduttrice: Lisa Topi
Editore: Topipittori
Codice EAN: 978-8833-700823
Formato: illustrato, rilegato
Pagine: 96
Età di lettura: dai 5 anni
Prezzo: 28 euro