E Babbo Natale? Ce la farà a portare i regali a ciascun bambino in tutte le case del mondo?
Certamente, ci racconta questo straordinario albo, con delicata poesia e grande meraviglia.
Tanto tanto tempo fa Babbo Natale aveva pochi bambini da cui andare, riusciva così a fare doni e a visitare ciascuna casa della Terra.
Era un Babbo Natale piccolo, quasi come un bambino, e si poteva guardarlo negli occhi, mentre i grandi stavano lì a godersi il momento. Tutti credevano in lui, adulti e bambini.
Poi i bambini divennero grandi e altri ne nacquero da loro, sempre di più, e quell'unico solo Babbo Natale cominciò a fare a fatica nel raggiungere tutte le case di tutti i bambini.
Così pensò bene di rivolgersi a Dio, per chiedergli di farne due di Babbi Natale, da quell'unico suo corpo.
E Dio, che era grande, più grande di Babbo Natale, grande come un albero, grande come il mistero che fa crescere gli alberi e rimpicciolire i Babbi Natale, acconsentì.
Divenne così di nuovo possibile portare i regali ai bambini che abitavano spazi nuovi, città diverse.
Certo però ora quei due Babbi Natale erano diventati grandi la metà, mentre il sacco pieno di regali cresceva sempre di più, proprio come i bambini, che sembravano non smettere mai di nascere.
Oramai sono così piccoli che vederli a occhio nudo è impossibile. Nessuno può vedere un vero Babbo Natale. Eppure, ancora oggi, un milione di milioni di Babbi Natale si infila nelle orecchie degli adulti per sussurrare loro: "Fate un regalo a ogni bambino." E noi adulti continuiamo a obbedire.
La sequenza delle immagini gioca in modo sapiente con la relazione grande-piccolo: nella prima illustrazione, i bambini sono piccoli, gli adulti sono grandi, ma di loro non di vedono che le gambe, Babbo Natale è tra loro, più vicino alla misura dei bambini che a quella degli adulti. Poi piano piano le proporzioni cambiano, i bambini crescono, compaiono le case, la notte, immensa, buia, profonda, fino ad arrivare a una doppia pagina colma di minuscoli berretti rossi. Di questo milione di Babbi Natale niente altro si vede, solo il loro iconico copricapo, un evocativo triangolo rosso, dietro la cui forma ci celano i desideri e le domande di tutti i bambini di tutti i tempi. L'unico a restare delle medesime proporzioni è Dio, un abete altissimo che svetta davanti a Babbo Natale, ma che resta ugualmente dentro la misura dello spazio bianco che lo circonda, uno spazio rarefatto, quello di un dialogo in cui a parlare è solo Babbo Natale, mentre Dio, senza parole, esaudisce tuttavia sempre i suoi desideri.
È intensa la visione di questo Babbo Natale che si fa così piccolo da divenire solo un sussurro, e come tale così potente da riuscire anche a far obbedire persino un adulto. Si può leggere, credo, in questa obbedienza degli adulti un rovesciamento dei ruoli nella relazione con i bambini, cui spesso viene detto, che Babbo Natale porta doni a chi sarà buono, cioè obbediente.
Ma qui l'obbedienza richiesta è di altra natura, non implica un cedimento, uno scambio, un compromesso, è un'obbedienza che non sa di essere tale, che diventa simbolica nella misura in cui l'adulto obbedisce a una voce interiore, senza sapere neanche lui bene perché, una voce che è simbolo di un'infanzia, che crede oltre il visibile e dentro il mistero del visibile.
Una voce dunque che chiede di essere ascoltata, anche quando diveniamo grandi, alla quale possiamo obbedire solo se prestiamo attenzione a quel minuscolo Babbo Natale che ci ripete nelle orecchie: "Fate un regalo o ogni bambino".
Um regalo che è un dono di fede: quello di credere insieme ai nostri bambini, in carne e ossa, e dentro di noi.
Il mio augurio più grande per questo Natale dai contorni così incerti e a tratti dolorosi, è quello di leggere questo straordinario albo insieme con i vostri bambini, piccoli e/o grandi che siano.