Succederà di nuovo. Ci saranno altri attentati in Francia, lo so. "Charlie Hebdo" è stato solo l'inizio. E c'è una cosa che mi spaventa: che tra coloro che stanno per spargere altro sangue ci sia una delle persone che ho conosciuto laggiù. Perché l'ultima cosa che voglio vedere è altro sangue. Ne ho già visto troppo. Non è possibile che Dio voglia che venga sparso altro sangue, di qualunque origine sia. Non è possibile che Dio voglia che dei musulmani uccidano così tanti musulmani, e non mi interessa se i fratelli non li considerano musulmani ma traditori dell'Islam, traditori come Redouane e me. Non posso farci niente. Ora ho una bambina di cui occuparmi, e una vita da ricostruire. Spero di poter riprendere gli studi. Non ho rinunciato all'idea di lavorare nel settore umanitario.
Si può leggere questo libro come fosse una cronaca puntuale, a volte intima e personale, dei fatti che oramai siamo abituati a inglobare e spostare velocemente in un angolo remoto della nostra memoria, sotto l'etichetta "fatti pazzeschi, assurdi, incredibili, noi no".
Le scelte stilistiche e l'incedere della narrazione lo consentirebbero, l'autore è un fotoreporter e un giornalista, sa come maneggiare i fatti di cronaca. La narrazione scorre via lineare, senza apparenti fratture. Questa lettura ci consentirebbe di restare ancora un poco al sicuro delle nostre comode case.
Oppure si può scegliere di convivere con le emozioni che scaturiscono dalla sua lettura: disorientamento, incredulità, senso di colpa, dolore, rabbia, speranza, e ricominciare a leggere.
Solo così i protagonisti di questa storia diventeranno nostra figlia, il fidanzato di nostra figlia, la nostra amica, l'insegnante che conosciamo, la psicologa che ci aiuterà a riportare a casa, una casa interiore oltreché reale, un'adolescente vittima di reclutamento on-line nelle file dei jihadisti.
Maëlle ha sedici anni, una famiglia come molte: genitori divisi, un padre incapace di sostenere il peso dei suoi fallimenti, una madre oberata dalle numerose quadrature del cerchio, tra lavoro e famiglia, una sorella più piccola, amici, primi innamoramenti, e una sensibilità profonda, che l'ha sempre portata a sentire il peso delle ingiustizie come una schiacciante responsabilità personale.
Questa sensibilità è la stessa che la fa eccellere nello studio della letteratura francese e allo stesso tempo a essere irriverente e oppositiva nei confronti degli adulti e delle autorità, che esercitano in modo pedissequo e vuoto il proprio potere.
Questa sensibilità è la stessa che la fa eccellere nello studio della letteratura francese e allo stesso tempo a essere irriverente e oppositiva nei confronti degli adulti e delle autorità, che esercitano in modo pedissequo e vuoto il proprio potere.
Maëlle è un'adolescente fragile, sensibile e sola.
È nel distacco che sente crescere di fronte a una realtà adulta, sorda e incapace di dialogo, che si insinuano a piccoli passi, attraverso apparenti casuali contatti Facebook, le sorelle, ragazze che hanno trovato, prima di lei, nell'idealizzazione e assolutizzazione di un estremismo religioso di cui non conoscono nulla, un'ideale appunto da seguire a qualsiasi costo.
Si stringono piano piano attorno a lei, virtualmente eppure molto intimamente, non la lasciano sola nemmeno un momento, forniscono risposte efficaci a tutti i suoi dubbi, fino a convincerla che la sua esistenza avrebbe senso solo se spesa a favore dello Sham, di quell'Oriente nel quale masse umane vengono schiacciate dall'oppressione del nemico.
Chi sia questo nemico, chi siano davvero questi uomini e queste donne oppresse, quale sia davvero la storia della Siria, poco importa. L'importante è sentirsi viva, anche accettando di morire, per una causa idealizzata.
È così che comincia il processo di radicalizzazione di Maëlle, che diventa Ayat, che sposa su Skype, un ragazzo, combattente francese, già partito per la Siria, che resta vedova prima ancora di arrivare anche lei in Siria, che sposa un nuovo ragazzo, il quale diventerà presto il padre di sua figlia.
È nel distacco che sente crescere di fronte a una realtà adulta, sorda e incapace di dialogo, che si insinuano a piccoli passi, attraverso apparenti casuali contatti Facebook, le sorelle, ragazze che hanno trovato, prima di lei, nell'idealizzazione e assolutizzazione di un estremismo religioso di cui non conoscono nulla, un'ideale appunto da seguire a qualsiasi costo.
Si stringono piano piano attorno a lei, virtualmente eppure molto intimamente, non la lasciano sola nemmeno un momento, forniscono risposte efficaci a tutti i suoi dubbi, fino a convincerla che la sua esistenza avrebbe senso solo se spesa a favore dello Sham, di quell'Oriente nel quale masse umane vengono schiacciate dall'oppressione del nemico.
Chi sia questo nemico, chi siano davvero questi uomini e queste donne oppresse, quale sia davvero la storia della Siria, poco importa. L'importante è sentirsi viva, anche accettando di morire, per una causa idealizzata.
È così che comincia il processo di radicalizzazione di Maëlle, che diventa Ayat, che sposa su Skype, un ragazzo, combattente francese, già partito per la Siria, che resta vedova prima ancora di arrivare anche lei in Siria, che sposa un nuovo ragazzo, il quale diventerà presto il padre di sua figlia.
Una trasformazione drammatica che vede nella realtà pochi ripensamenti. Motivo per il quale il governo francese ha istituito un reparto di deradicalizzazione, nel tentativo di riportare indietro molti giovani francesi e dare loro la possibilità di recuperare l'umanità perduta.
La storia di Maëlle però vuole essere anche un'occasione per ripensare, per ripensarci come adulti di riferimento e come società.
Ed è per questo motivo che risulta estremamente convincente la modalità corale della narrazione, cui l'autore dà vita, lasciando ogni capitolo a una voce narrante diversa, in uno stile asciutto, ma unico per ciascun personaggio: c'è Maëlle-Ayat, appena rientrata in Francia dalla Siria, costretta a firmare presso il posto di polizia, mattino, pomeriggio e sera; e poi Aïcha, la psicologa del reparto di deradicalizzazione, paziente ed esperta; c'è Celine, la madre di Maëlle, ma anche Amina, una delle sorelle, che giura vendetta contro Maëlle e Redouane, per essere fuggiti dalla Siria, diventando traditori, ma che racconta anche quell'intimo senso di solidarietà e vicinanza che si prova nel condividere il sentirsi parte di un disegno di assoluta perfezione; c'è la voce dello stesso Redouane, un ragazzo che comprende molto presto di essere stato manipolato, di essere parte di un circo, come lui stesso lo definisce, e di avere valore solo perché appartenente alla categoria dei combattenti stranieri, da esibire in foto e filmati falsi; c'è l'insegnante di Maëlle, Frédéric de Silva, che sente il peso di non essere riuscito a comprendere in tempo; e infine c'è Ayat, che non è più Maëlle, ma che vuole ricominciare, anche facendo tesoro del dolore e della devastazione personale e collettiva cui la sua scelta l'ha condotta.
È un racconto corale appunto, dove ognuno, e qui sta la sapiente cura del narratore, ha la sua voce, la sua storia da raccontare, nella convinzione, questa sì davvero assoluta, che solo la narrazione, come competenza unica e specifica della nostra specie, ci possa garantire di restare o tornare a essere nuovamente umani.
Perché è nella condivisione delle storie, nel potere che esse hanno di attivare i nostri neuroni-specchio, e quindi la capacità di sentire il dolore, la rabbia, la solitudine, la gioia, la vita, anche attraverso gli occhi e il corpo dei nostri compagni di viaggio, che si attua la possibilità di una salvazione reciproca anche quando tutto sembra perduto.
Maëlle si salva, grazie a una narrazione, che passa per un ricordo, un sapore dolce sperimentato durante l'infanzia, una torta di mele e cannella, con gelato alla vaniglia, il suo dolce preferito. Sua madre lo sta preparando quando lei dalla Siria decide di chiamarla: è in quel momento che qualcosa si insinua nella sua mente e la riporta a casa. Non sarà più davvero Maëlle, sarà Ayat, come ha deciso di chiamarsi convertendosi all'Islam, ma avrà comunque una storia da raccontare, a sé e alla figlia che porta in grembo.
È libro coraggioso questo, che bisognerebbe portare nelle scuole, leggere con i ragazzi e le ragazze, raccontare loro e con loro, attuando così di nuovo quel processo corale di narrazione cui ogni storia è vocata.
Questo ha fatto Patrick Bard, come si legge alla fine del libro, quando ha sentito l'urgenza di scrivere la storia di Maëlle, dopo aver perso un'amico nell'attentato alla redazione di Charlie Hebdo, e dopo la partenza per la Siria e per la jihād, di un giovane, che conosceva poco, ma che in quel modo è diventato suo prossimo.
Non abbiate timore alcuno di proporre questo libro ai vostri ragazzi e alle vostre ragazze: loro, e noi insieme, abbiamo bisogno che qualcuno ci racconti che esiste la paura, la desolazione, la solitudine, il dolore, ma che possiamo anche trovate un modo per affrontarli e magari vincerli.
Il libro è nella cinquina dei finalisti per il premio Mare di Libri 2018.
Informazioni tecniche
Titolo: Buio
Autore: Patrick Bard
Traduttrice: Claudine Turla
Editore: EDT-Giralangolo
Collana: Narrativa Ragazzi
Pagine: 160
Formato: brossura
Età di lettura: dai 14 anni
Prezzo indicativo: euro 15
Codice EAN: 9788859238706
Per Piccoli Lettori Crescono
Il libro è nella cinquina dei finalisti per il premio Mare di Libri 2018.
Informazioni tecniche
Titolo: Buio
Autore: Patrick Bard
Traduttrice: Claudine Turla
Editore: EDT-Giralangolo
Collana: Narrativa Ragazzi
Pagine: 160
Formato: brossura
Età di lettura: dai 14 anni
Prezzo indicativo: euro 15
Codice EAN: 9788859238706
Per Piccoli Lettori Crescono