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INTERVISTA A: BIBLIOLIBRÒ - CASA EDITRICE E LIBRERIA ITINERANTE

mercoledì 11 ottobre 2017




Oggi sono entusiasta di presentarvi una piccola, dinamica, eterogenea, sfavillante realtà del mondo culturale dedicato ai libri per bambini. Bibliolibrò è molte cose insieme, casa editrice, libreria itinerante, polo culturale del X Municipio di Roma per quanto riguarda la letteratura per l’infanzia con il suo festival Leggimondi, insomma libri e non solo.


Buongiorno Valentina e benvenuta in questo spazio dedicato alla letteratura per l’infanzia. Comincio subito con una domanda: da dove arriva Bibliolibrò? Chi è? 

Buongiorno a voi, sono onorata di entrare in questo spazio così ben curato e attento. Bibliolibrò arriva sicuramente dalla strada, è un Ape Calessino a tre ruote che nel suo viaggio tra le righe s’è ritrovato su carta divertendosi a raccontare storie illustrate.


Tu hai una storia lavorativa molto interessante: incominci come attrice di teatro, fai corsi, di sceneggiatura, di dizione, di arte-terapia, di scrittura, poi un giorno decidi di dedicarti ai libri per bambini e ragazzi? Come mai? E perché? 

Dico subito che il mio canale privilegiato di comunicazione è sempre stata la scrittura. Questo l’ho ereditato dalla mia famiglia paterna: giornalisti, scrittori. Ricordo che a ogni festa c’era qualcosa da leggere che ci apparteneva tutti: poesie scritte all’impronta, articoli del nostro giornale di famiglia, lettere di ringraziamento o di commiato. Sicuramente da loro ho imparato quanto la scrittura possa donare condivisione emotiva. A loro devo anche la passione per il teatro, dove mi sono sempre interessata alla scrittura e ai dialoghi più che al resto. Con la teatro-terapia ho appreso l’arte della scrittura biografica e collettiva: un’esperienza che mi ha insegnato a scrivere in gruppo e a dare “corpo e voce” a ciò che scrivevo. A scrivere per i bambini non ho mai pensato. Avevo delle storie dentro e le ho tirate fuori senza sapere bene per chi fossero. Sono piaciute ai bambini, forse perché non sono mai cresciuta.


Poi la svolta: tre anni fa decidi di aprirti ancora ad altre possibilità. Oltre che promuovere libri di qualità nel territorio di Roma con la tua libreria e di scrivere tu stessa testi per albi illustrati, alcuni dei quali tradotti all’estero e menzionati nei White Ravens, decidi di mettere su una casa editrice. Come mai? Cosa ti ha spinto a metterti anche da una nuova prospettiva per occuparti di libri per l’infanzia? 

In realtà nella mia vita è sempre stato il caso, o quello che alcuni chiamano “Universo” o “ destino”, a portarmi per mano. Non credo di aver mai realmente deciso nulla in vita mia. La storia incomincia così: c'era una mia collega illustratrice che insegna tuttora all’Istituto Europeo di Design di Roma e con la quale avevo appena pubblicato un’audiofiaba per le Edizioni Paoline. Un giorno mi fa conoscere un altro docente in Grafica dello Ied, mostrandogli alcuni miei scritti. Insieme decidemmo così di coinvolgere alcuni giovani studenti per illustrare e impaginare i miei testi, fino ad allora rimasti nel cassetto. Io ero sempre impegnata a scrivere per spettacoli teatrali, ogni tanto mi concedevo un tempo di silenzio, per poesie, racconti brevi, che alla fine, in quel modo, sono diventati il primo piccolo nucleo da offrire agli studenti dello Ied. Sono nati dei bei lavori, abbiamo contattato alcuni stagisti che finivano la scuola per ultimare il lavoro, poi abbiamo scelto un marchio e abbiamo pensato di proporre i primi libri al pubblico del mio Apetto, che continuava a viaggiare in strada. Alcuni sono piaciuti, altri no. Ma di sicuro noi ci siamo appassionati, nel capire e studiare cosa andasse e cosa no, come e perché. Abbiamo riscritto, rifondato i progetti grafici e illustrativi e abbiamo iniziato con il primo catalogo e le prime tirature. Da lì è nata la nostra ricerca che tuttora perdura. Intanto ci siamo aperti anche ad altri scrittori e illustratori. Pubblichiamo uno o due titoli l’anno e passiamo la maggior parte del tempo a studiare, tentando di armonizzare etica ed estetica. Nel contempo io continuo a imperversare per le strade della mia città, per fiere, tra librerie e biblioteche, varcando a volte anche i confini nazionali. Continuo in tutto ciò a scrivere per il teatro e a vendere anche libri di altri editori, avendo così occasione di aggiornarmi e di tenere sempre a mente corpo e voce del testo.

Quali sono i libri che tu senti rappresentano con maggiore convinzione la tua casa editrice? E perché?

Il testo che tuttora mi rappresenta maggiormente è L’insolito destino di Gaia la libraia, una non-fiction che rappresenta la mia storia e quella di chi si batte per la bibliodiversità: una filiera a rischio d’estinzione che merita di essere conosciuta nella sua funzione principale che è quella di allenarci alla diversità di punti di vista e prospettive. Garantire una pluralità di fonti qualificate credo sia necessario per lo sviluppo e il consolidamento del pensiero critico. E ritorna sempre il come, il cosa e il perché. Credo di aver imparato una sola grande lezione in tutti questi anni: le domande sono il punto di partenza, ma anche quello di arrivo di ogni strada e direzione. E libri diversi riescono senz’altro a lasciarci punti interrogativi, allenandoci alla complessità del mondo che ci circonda.


L’ultimo libro pubblicato da Bibliolibrò è la storia di Frank Button, scritto da te e illustrato da Michela Gastaldi. È un libro diverso dagli altri della tua produzione, una storia onirica, in cui si mescolano visioni immaginifiche e viaggi fantastici. Quale sarà la linea di produzione prossima rispetto a questo libro che sembra segnare un cambiamento nelle tue pubblicazioni?

E’ una domanda difficile. Diciamo che la cifra poetica mi appartiene e spesso la poesia, come il destino o l’universo, mi prende e mi porta per mano senza che io sappia in anticipo dove mi condurrà. Una cosa è certa: ultimamente sto scrivendo storie adatte più per gli adulti che per i bambini. L’idea di una collana di albi illustrati per adulti non mi dispiace.


Un’ultima domanda: tu fai anche molta promozione alla lettura, con grande capacità. Se tu avessi la famosa bacchetta magica cosa e come cambieresti il modo di educare alla lettura nel nostro paese? 

Intanto ti ringrazio per gli apprezzamenti. Io di sicuro ho imparato sul campo, in una periferia scomoda e frammentaria, con due biblioteche straordinarie che mi hanno garantito enormi opportunità di crescita e approfondimento. Sono queste biblioteche per me gli spazi del cuore. Credo di non esser in grado di proporre o suggerire una visione così ampia per il nostro paese, l’affare è assai complesso e multifattoriale. Di sicuro credo nella tutela della bibliodiversità come fonte di crescita e sviluppo, confronto, per grandi e piccini e credo che lo Stato dovrebbe sostenere maggiormente le librerie indipendenti, soprattutto l’indipendenza nella scelta dei libri. Credo sia necessaria un’authority più severa contro i grandi monopoli sia distributivi che editoriali e credo che maggior attenzione dovremmo porre sulla qualità e diversificazione delle proposte librarie che arrivano in libreria, in biblioteca e a scuola. Credo che si dovrebbe puntare sulla formazione di bibliotecari esperti nelle scuole e sulla presenza vera di biblioteche scolastiche.  Se ogni scuola avesse il suo spazio biblioteca e il suo bibliotecario aggiornato e pronto ad coinvolgere i docenti rispetto a iniziative di educazione alla lettura e novità editoriali, credo che ne gioverebbero tutti, genitori compresi. 


So che sei in partenza per la fiera di Francoforte, ti auguro un viaggio intenso e colmo di storie.

Grazie, spero che al rientro la valigia sarà stracolma di nuove domande e nuove scoperte! E il viaggio tra le righe continua…

  Grazie di cuore a Valentina Rizzi per questa intervista.


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