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SCELTI PER VOI: MARTYN PIG

giovedì 1 maggio 2025

 

Di Kevin Brooks conosciamo oramai tutti molte delle storie da lui scritte e ne apprezziamo la straordinaria capacità narrativa e il modo in cui riesce a calarsi nei panni dei suoi protagonisti adolescenti, senza fare sconti a favore dell'eventuale adulto lettore che volentieri si risparmierebbe di vedere il doloroso e atroce impossibile divenire  realtà, almeno in una storia, quella narrata. In una parola le storie di Brooks non tentano in nessun modo di edulcorare la complessità della crescita delle ragazze e dei ragazzi. 

Ma di Brooks ciò che ancora colpisce è la capacità di arrivare alla periferia estrema di alcune vite, dove, solo apparentemente, le categorie dell'umano sembrano ridotte a brandelli, e, nonostante questo, avere l'indissolubile desiderio di restare, fino a lasciare che attraverso le parole il riscatto dell'umano torni ad abitare la storia.

Succede anche in questa di storia, arrivata in Italia da pochi mesi, nonostante sia il primo romanzo di Brooks.

Una storia a tratti paradossale, narrata in prima persona dal giovane protagonista, Martyn Pig, che in molti momenti della narrazione si rivolge direttamente al lettore, consapevole quasi di non riuscire a sostenere da solo il peso delle sue azioni.

La trama è questa: Martyn, quattordici anni, costantemente preso in giro a causa del suo nome, canzonature alle quali sembra aver trovato il modo di far fronte con l'indifferenza ma anche con un senso profondo di isolamento, vive con il padre alcolizzato, costretto, quando lui è ubriaco a prendersene cura, oltre che a prendersi sempre le sue sfuriate, a volte anche piuttosto violente. 

Martyn è solo, non ha nessuno cui affidarsi, non ha madre, non ha fratelli o sorelle, non ha amici, nonni, parenti che possano essere per lui una rete di protezione. Forse si farebbe meglio a dire che non ha amici di cui possa fidarsi e parenti che possano essere per lui adulti di riferimento. C'è solo una zia infatti che si presenta una volta l'anno sempre nello stesso giorno, prima di Natale, e che non vuole prendersi beghe di nessun tipo, le basta constatare il degrado nel quale il fratello si trascina e rimbrottarlo per sentire che la sua coscienza è a posto. Martyn la detesta. 

In verità poi un'amica ci sarebbe, un po' più grande di Martyn, Alex, a cui lui tende ogni speranza di relazione, anche più che amicale.

Questo equilibrio, già estremamente precario, finisce per andare in frantumi quando a seguito dell'ennesima sfuriata, il padre di Martyn, mentre si agita per colpire il figlio, perde l'equilibrio, sbatte la testa sulla pietra del camino e muore. 

Sapevo che era morto. Lo sentivo. L'aria, l'immobilità, l'assenza di vita. Sono rimasto impalato per un minuto buono. Me ne stavo lì in piedi, lo sguardo fisso, la mente vuota, il cuore che batteva forte. In realtà è stato strano: la mancanza di emozioni, l'assenza di dramma. Quando nella vita succedono cose, cose enormi, non c'è nessuna musica, nessun da-da-daaan. Nessun primo piano. Nessuna inquadratura sensazionale. Non succede niente. Il resto del mondo non si ferma, continua a girare. Mentre stavo lì in salotto, a fissare la stranezza del corpo senza vita di papà sul pavimento, il televisore continuava a blaterare in sottofondo.

Martyn, di fronte al corpo morto del padre, resta in un tempo sospeso, in cui i pensieri sembrano rimbalzare tra sé e il lettore, cui apertamente si rivolge, come unico interlocutore, e a tratti giudice, dei suoi stessi pensieri.

Una volta accertato che era morto mi sono seduto sulla poltrona di papà. Una cosa un po' strana, visto che non mi ci ero mai seduto prima. Mai. Sono rimasto seduto per molto tempo. Molto tempo. Credo che stessi pensando. O forse no. non lo so. Non me lo ricordo. Ricordo solo che ero seduto lì, da solo, nel silenzio della sera, solo, al riparo dietro le tende chiuse, solo, con il ticchettio indifferente dell'orologio sulla mensola del camino.

All'improvviso mi è apparsa un'immagine davanti agli occhi - una di quelle sagome fatte con il gesso che i detective disegnano attorno al corpo della vittima. Per qualche ragione mi ha divertito e mi è uscita una risatina strozzata. Non sembravo nemmeno io, era come sentire l'eco di una risata in una città fantasma. Mi sono seduto di nuovo. E adesso che si fa? mi sono chiesto. Il telefono sul tavolo accanto alla porta era lì, nero e silenzioso, in attesa. Sapevo cosa avrei dovuto fare. 

Quando alla porta Alex suona il campanello, Martyn sa che è l'unica persona con la quale può condividere non solo ciò che è accaduto ma anche ciò che intende fare.

Da qui il lettore è come se facesse un passo indietro, a prendere il suo posto nella dinamica della narrazione è Alex, una ragazza poco più grande di Martyn, e di cui lui è segretamente innamorato, anche se lei ha già un fidanzato, che Martyn giudica del tutto inutile, borioso, scialbo.

E da qui la storia segue, trascinando il lettore in un crescendo di pensieri e azioni che il protagonista mette in atto secondo precise logiche romanzesche da giallo-horror, perché Martyn è un vero cultore di serie poliziesche e dei libri di Scherlock Holmes. 

E soprattutto sa con ogni fibra di se stesso che denunciare la morte del padre, avrebbe, qualsiasi direzione potessero prendere le indagini, conseguenze per lui disastrose, dal riformatorio, sebbene non sia stato responsabile della morte del padre, all'essere affidato alla tutela della zia, che forse è anche peggio, dal suo punto di vista.

Non gli resta che escogitare un piano per occultare il cadavere, con l'aiuto della sua amica Alex, che sebbene inorridita e sulle prime contraria a questa soluzione, poi sembra invece convincersene, soprattutto quando insieme scoprono che il padre ha ereditato una bella somma di denaro, con la quale Martyn, ingenuamente, spera di sparire dalla circolazione, magari insieme a Alex.

Ma la vita per quanto uno provi a mandarla nella direzione desiderata, e sembra che davvero ci stia andando, riserva sempre, anche spesso per la nostra incapacità di guardare con esattezza alla periferie del nostro sguardo, inciampi, tradimenti, sorprese.

E così, nonostante il piano idealmente perfetto che Martyn ha costruito nella sua testa e che in parte sembra anche riuscire, qualcosa ai margini scricchiola. E a scricchiolare ancora una volta è la fiducia che lui sembra riporre ostinatamente nelle persone. Perché in fondo Martyn cerca di sopravvivere come può e cerca di farlo anche provando a lasciare aperto uno spiraglio del suo cuore, invano verrebbe da dire, a leggere l'epilogo.

Non anticipo altro, perché già questo dovrebbe bastare a desiderare di leggerlo, tanti sono i temi radicalmente fondanti posti al centro di questa storia: il desiderio di essere amati dai genitori che lega gli esseri umani a una fiducia cieca nell'adulto di riferimento, ma che, quando questo desiderio viene tradito, è capace di generare un odio implacabile, che continua a vivere accanto a una forma di amore malsano e dannoso; la solitudine in cui spesso ragazze e ragazzi con storie familiari devastanti vengono lasciati, senza che alcuno si accorga di nulla; il proliferare dei pensieri, l'immaginazione degli adolescenti, che spesso per noi adulti è inarrivabile, e al fine di tutto la consapevolezza della fragilità dell'essere umano e la necessità di una qualche forma di relazione umana per riuscire a vivere e a crescere. 

Un libro che tutti dovrebbero leggere, adulti e ragazzi, da portare nelle scuole e discuterne insieme e a fondo.

Per voi Piccoli Lettori Crescono

INFORMAZIONI TECNICHE

TITOLO: Martyn Pig

AUTORE: Kevin Brooks

TRADUTTRICE: Benedetta Reale

EDITORE: EDT Giralangolo

COLLANA: Dinamo

FORMATO: brossura, 280 pp.

CODICE EAN: 9788859291985

COSTO: € 15

ETÀ DI LETTURA: Young Adult

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