Jella Lepman è stata e resta un esempio formidabile nel mondo, a lei si ispirano ancora illuminati studiosi, esperti, promotori appassionati di libri: il ponte di bellezza, cultura, memoria storica, circolarità continua a collegare paesi, lingue, culture e, soprattutto, bambini e i libri a loro dedicati. Durante alcuni eventi che si sono susseguiti durante la Bologna Children’s Book Fair, il nome e l’eredità lasciata da Jella Lepman hanno rinvigorito i propositi nobili e preziosi che vengono portati avanti da più realtà culturali. Ibby è la più importante realtà che opera in ogni paese, e qui in fiera si possono tirare le fila delle tante iniziative intraprese. Jella Lepman è il faro che illumina ancora la via. Di seguito ho raccolto appunti di due incontri uniti dallo stesso filo rosso: uno in cui Jella Lepman è l’origine del lavoro di promozione degli ospiti, e l’altro in cui è la protagonista dell’evento.
Il 1° aprile ha avuto luogo l’incontro dal titolo The Roadmap to readers: Guiding Authors and Books to Children, “quali sono i principi e i tipi di finanziamento delle varie organizzazioni che promuovono la letteratura per bambini, gli scrittori e gli illustratori?” Organizzato da Estonia Guest of Honour 2025 e Ibby Estonia, ha visto come ospiti Triin Soone, Direttore del centro di letteratura dell’infanzia estone; Dr. Katja Wiebe, Editrice di letteratura per bambini e ragazzi dell’Europa orientale; Justinas Vancevicius, Direttore ad interim del centro letterario per bambini e ragazzi; Martynas Mazvydas a rappresentare la Libreria Nazionale della Lituania. A moderare Tuulike Kivestu, giornalista e illustratore.
È il primo, corposo, incontro sui libri come ponti che uniscono. Triin Soone introduce il lavoro di promozione alla lettura in Estonia citando vari eventi che coinvolgono scuole e famiglie, l’organizzazione è supportata dal lavoro di circa novanta persone. Justinas Vancevicius, riferendosi alla realtà Lituana, si associa citando anche festival, progetti educativi e varie attività che coinvolgono circa cinque persone non governative e ottanta da parte governativa. Servono sempre fondi per poter realizzare gli eventi e molti vengono finanziati con delle challenge. Dr. Katja Wiebe cita proprio Jella Lepman perché a partire da lei che continua il suo lavoro, a Monaco, dove è responsabile dei libri estoni, ma nella biblioteca, che è una parte essenziale della cultura della società, ci sono oltre cinquantamila libri da condividere e far conoscere, nello spirito di Jella Lepman. Nella biblioteca continuano a raccogliere libri, li catalogano e li promuovono, fanno ricerca. I finanziamenti arrivano da più parti, tra cui lo Stato tedesco e la stessa città di Monaco. Triin Soone racconta di come in Estonia vengano organizzate competizioni letterarie, concorsi sulla letteratura per poterla ampliare, infatti, in questo modo incoraggiano i nuovi autori e serve anche per continuare la ricerca di nuovi buoni libri. La ricerca è cooperazione, anche con i lettori, per ottenere feedback e capire cosa piaccia di più. I seminari professionali sono indirizzati a insegnanti, librai e genitori, grazie a un buon sistema bibliotecario, che attinge alle novità attraverso le librerie, e chiaramente servono fondi per affrontare le spese. Vengono portate avanti molte iniziative per i bambini, anche se la lettura è integrata nei programmi educativi fin dalla scuola dell’infanzia. In Lituania, spiega Justinas Vancevicius, c’è la filosofia del “Joy of reading”, la promozione punta al piacere della lettura e il festival Children Book Island unisce i ragazzi e i libri, la musica, l’arte, il cinema, è un evento anche per tutte le professioni che gravitano intorno al libro, attraverso seminari, masterclass, autori Guest of Honour, conferenze.
Nel programma Book Start ogni bambino nato in Lituania riceve un pacchetto di informazioni sulle biblioteche pubbliche con libri per il target 0-3 anni, oltre alle altre strategie per far continuare nel tempo questo progetto, per far circolare i libri con gli eventi dedicati ai bambini più piccoli.
Tutti concordano sul valore delle biblioteche pubbliche che permettono a tutti di far arrivare i libri nelle case e quindi coltivare la cultura del libro in famiglia.
Dr. Katja Wiebe racconta il patrimonio, secondo l’esempio di Jella Lepman, di libri che altrimenti sarebbero andati perduti, come quelli della ex Yugoslavia, che ora non esistono più nei territori di origine. Sono collezioni della memoria dei libri per bambini. Anche qui vengono organizzati eventi anche teatrali, artistici, accompagnati dall’orchestra e catturano l’empatia dei bambini. Il programma Music Reading con l’orchestra sinfonica crea momenti di stupore e bellezza. Poi ci sono i cortometraggi sui libri che raggiungono i bambini nei luoghi in cui si trovano, come la scuola. Ci sono molte iniziative. Il programma finanziario prevede le spese per poter lavorare a progetto per tre mesi. Triin Soone parla dei progetti estoni che partono dalla prima infanzia fino alla scuola, anche se insiste sull’importanza di avere libri nelle case. È necessario poter offrire la varietà più vasta possibile per argomento, per far scoprire ai bambini i propri gusti e attitudini. In Estonia vengono pubblicati circa ottocento libri, e non è un paese molto grande, ma sono le biblioteche a rendere i libri accessibili a tutti e contribuiscono al futuro della cultura dedicata ai bambini, il ruolo degli insegnanti è chiamato ad incoraggiare questo circolo. Justinas Vancevicius cita la frase “i bambini maschi non leggono”, ne abbiamo parlato in modo più approfondito nell’articolo “Boys, dove sono questi lettori?”. Per l’esperto lituano è sbagliata poiché non deve esserci nessuna competizione, leggere è piacere e non è una gara, ma gli adulti posso fare di più, a partire dalle famiglie. Quando gli adulti si lamentano di questo, lui chiede a queste persone se a casa ci sono libri alla portata di mano dei bambini, se hanno un luogo comodo per potersi dedicare alla lettura e altre domande del genere. Perché fino a cinque e sei anni il libro è piacere, non è prettamente didattico, poi avviene la trasformazione in obbligo e fatica, alimentando paure e rigetto. I libri sono molto costosi, il cinquanta per cento della popolazione non può acquistarli, ma i libri non devono essere un privilegio, le biblioteche scolastiche purtroppo sono più per gli insegnanti che per i bambini, ci sono libri didattici e ben pochi per il piacere di leggere, manca la giusta cura. Questi spazi non sono il centro della cultura scolastica, invece dovrebbero essere proprio questo. Dr. Katja Wiebe afferma che anche in Germania le biblioteche scolastiche sono poco aggiornate, ma ci sono dei progetti per organizzare dei workshop insieme ai bambini per discutere su quali libri tenere e quali no, se ce ne sono tra le novità alcuni da poter aggiungere, proprio perché le biblioteche scolastiche devono essere al servizio di insegnanti e bambini, altrimenti il libro è solo un compito, un obbligo al solo fine didattico, che intimidisce e allontana. I workshop, con l’approccio alla scelta, fissano il senso di beneficio e accessibilità. Infine, conclude l’intervento Justinas Vancevicius: in Lituania si avverte forte la tensione geopolitica, c’è ansia, paura, incertezza negli adulti e anche nei bambini. I libri e le persone che lavorano con i libri possono aiutare i bambini a capire cosa accade.
Il secondo incontro ha avuto luogo il 2 aprile dal titolo “Fateci cominciare dai bambini. I libri come ponti: un tributo in immagini a Jella Lepman” organizzato da Ibby Italia e la Bologna Children’s Book Fair. Silvana Sola ha curato la mostra e Elisabetta Lippolis, trentanovesimo Presidente del Congresso Ibby e vicepresidente di Ibby Italia. Il libro di Jella Lepman, Un ponte di libri, troneggia davanti agli ospiti.
La mostra è promossa per il 39° congresso Internazionale di Ibby, e il progetto parte da Trieste, che è stata sede nel 2024, evento a cadenza biennale, e viene ospitato nei paesi in cui ci sono delle sedi Ibby. Elisabetta Lippolis ricorda i congressi del 1958 a Firenze e quello del 1970 a Bologna.
È una chiamata alla responsabilità dell’impegno. Silvana Sola racconta di quando ha iniziato la ricerca, con Della Passarelli editrice di Sinnos, a Monaco, dove ha avuto accesso a tante fotografie originali e a del materiale prezioso riguardante Jella Lepman. Il percorso di studio ha portato a questo progetto, in cui sono stati scelti dei passi, degli “aspetti della vita” della Lepman, poi consegnati ad illustratori di tutto il mondo, ognuno di loro ha prodotto un’illustrazione, forte è l'ispirazione ai titoli che Jella aveva nella sua prima mostra itinerante. Anche questa mostra cercherà di coprire più tappe, nell'originalità di questo progetto c’è anche una raffinata produzione, da parte degli artisti coinvolti, di ex libris, che accompagnano ogni illustrazione.
La dimensione dell’ex libris andrebbe recuperata, dice Silvana Sola, anche perchè è una scelta che permette di riconoscerti. Durante questo incontro vengono presentate tutte le opere e gli ex libris realizzati dagli artisti, corredati da una breve introduzione. La mostra è molto bella e poter vedere le illustrazioni accanto all’ex libris scelto da ogni autore è un’esperienza molto interessante. Silvana Sola ricorda quando Jella Lepman interpellò Eleonor Roosvelt per ottenere libri da un paese che continuava a produrne, non avendo avuto la guerra in casa. Non starò ad elencarvi tavola per tavola, le foto non sono di buona qualità, ma quello che emerge è un lavoro corposo da parte di tutti. Dalle illustrazioni arriva la concretezza con cui agì Jella Lepman, una determinazione e un esempio senza il quale forse non ci sarebbero le realtà raccontate fin qui.
Il mondo dei libri irrompe dall’immaginario al reale, c’è lo stupore visivo e narrativo, Jella aveva intuito che sono i bambini a tenere insieme quel che resta nel dopoguerra, e anche con la realizzazione del bibliobus poteva raggiungerne molti, creando quella circolarità dei libri che ancora contraddistingue i progetti di promozione alla lettura così importanti, soprattutto nei paesi dove ci sono più difficoltà di diffusione dei libri.
I bambini che accoglieva e incontrava Jella erano trascurati, traumatizzati e serviva proprio dare tutta l’attenzione ai sentimenti, alle emozioni negate. A volte la situazione di empatia arrivava prima da un libro che dalla famiglia, dice Silvana Sola. La scelta degli illustratori è stata una fase molto delicata, perché dovevano essere capaci di sintesi, senza eccedere all’astrattismo, per non perdere il senso dei momenti scelti da raffigurare. Jella era mossa da una forte positività, da lei parte la comunità di intenti per realizzare oggi come allora una attualità concreta, uno stimolo all’azione. Le illustrazioni quindi dovevano restare ancorate all'esperienza di Jella. Elisabetta Lippolis conclude con una bellissima frase: “Joy is an act of resistance” (frase pronunciata da Toi Derricotte nel poema The Telly Cycle) e per rendere fruibile la mostra e sostenere Ibby è possibile acquistare il catalogo e la raccolta di ex libris.
