Casa è una parola vuota, per lei. Guscio secco, buccia raggrinzita, scatola senza sorprese. Casa era silenzio, ordine, immobilità.
Ciò che le mancava lo trovava nei libri. ... All'inzio, quando era poco più che una bimba, sceglieva il fratello per lei: spesso erano libri difficili, di cui Vera afferrava soltanto l'oscura bellezza, però arrivava lo stesso fino in fondo, stremata e vagamente felice senza sapere bene perché.
Nei libri, l'aveva capito in fretta, c'è tutta la vita. E così anche senza avere amiche sapeva cos'è l'amicizia. Anche senza aver conosciuto padre e madre sapeva che cosa sono i legami, e come ti modellano e ti trasformano.
Fino a quando Caspian, oramai adulto e in grado di prendersi cura della sorella, non decide che è giunto il momento anche per Vera di conoscere il mondo, di viaggiare, di imparare direttamente dalla vita, attraverso l'incontro con le persone.
Ma Caspian non fa un lavoro comune, è un archeologo e Vera finirà, non senza le inutili rimostranze della zia Eunice, che non ritiene per nulla adeguata la presenza della ragazza in un sito archeologico tra terra e operai, niente meno che a Pompei, la città sepolta dalla lava del Vesuvio nel 79 d.C. e che in quel periodo, ai primi dell'800, torna a essere oggetto di studi e ricerche.
Il viaggio da Londra a Pompei diventa subito l'occasione per osservare, tenere a mente, scrivere lettere a Nellie, la sua amica grande, che prima era cameriera nella casa della zia, per incominciare a sentirsi dentro, al di là della sterile gabbia del dover essere, dentro la quale era stata fino ad allora reclusa.
Le capita, ogni tanto, di sentire questo nodo, come una sciarpa legata troppo stretta che non la fa respirare e fa salire le lacrime dalla gola agli occhi, e poi lì non ci stanno e devono scendere per forza, colare giù libere, impigliarsi nelle labbra, farsi bere. Si nasconde, non vuole che Caspian la pensi fragile o piagnucolosa. Ma è come se il suo dolore non provato nei suoi anni di bambina - troppo piccola, troppo sola per sapere cosa volesse dire essere sola - si stesse sciogliendo piano piano e dovesse venire a galla, liberarsi. Ha pianto così, senza sapere perché, davanti a una statua bellissima che si sono fermati apposta a vedere nel viaggio da Roma a Napoli, un posto in riva al mare dove la città antica che affiora in forma di rovine è più grande e certo doveva essere più bella del villaggio dei pescatori che ancora porta il suo stesso nome.
Vera ci metterà il tempo del viaggio da Londra a Pompei, per sentire che ciò che l'attende è più di un'esperienza di conoscenza del mondo, sarà infatti un viaggio di avvicinamento alla vera Vera. Incontrerà molte persone diverse da lei, tra gli operai, tra i colleghi di suo fratello, soprattutto una collega donna, Camilla Clifford, una rarità per l'epoca in cui è ambientato il romanzo, che persegue senza esitazioni il suo lavoro, con libertà e rispetto verso se stessa e gli altri.
Sarà però l'incontro con Ginestra che farà di quell'inaspettato viaggio una discesa nel tempo, quello del ricordo, della Storia, delle storie perdute di chi non ha più un nome, ma aspetta senza saperlo di poter tornare alla vita negli sguardi degli archeologi.
La prima volta che la sconosciuta le compare al fianco Vera se ne accorge non dal rumore, perché non ne fa: a farla voltare è un risucchio, un vuoto d'aria, come quando stai volando troppo in alto su un'altalena. Ed eccola lì. Alta come lei, forse un poco di più considerato che porta sandali piatti, di cuoio rosso un po' sbucciato, che le lasciano libere e visibili le dita dei piedi, dita scure, sottili, in cui le unghie spiccano opache e pallide come mandorle.
La sconosciuta non le rivela subito il nome, e Vera, nonostante i modi e l'aspetto così radicalmente diversi da lei, se ne sente attratta, riconosce un'urgenza nel suo andare, un richiamo verso un Altrove che in un modo che ancora non sa la trascina a sperimentare un legame profondo, autentico.
Da questo incontro nulla sarà più come prima, e lo scavo archegologico diventerà lo spazio di una soglia da attraversare per tornare indietro nel tempo, per specchiarsi, attraverso Ginestra, nel dolore della perdita e nella nostalgia, per imparare che crescere significa anche mettersi a rischio, provare paura, sentire che qualcosa lungo il percorso va perso.
Ma il romanzo è molto più di quanto queste parole possano raccontare, non resta che augurarvi di leggerlo, perché oltre il mistero dell'incontro tra Vera e Ginestra, ci sono moltissimi intrecci narrativi che rendono la storia ricca, autentica, poliedrica: c'è il mondo dello scavo archeologico, da me così profondamente amato, che viene rappresentato con tutto l'entusiasmo di ogni inizio, con la sperimentazione di nuove tecniche di datazione per esempio, con l'uso della rappresentazione grafica per lasciare traccia di ciò che inevitabilmente e in parte lo scavo distrugge, c'è il mondo degli operai all'interno dello scavo, di cui poco spesso si sente parlare, c'è lo scavo clandestino, c'è la frode, ma c'è anche l'amore per la bellezza, per la Storia e il senso di appartenenza a qualcosa che ci supera e di cui siamo o possiamo essere co-autori.
Tutto questo narrato nella lingua e nello stile di una grandissima scrittrice che sa costruire trame di parole in equilibrio perfetto tra immagini evocative, notizie storiche sapientemente rimescolate, perché tutto possa apparire vero pur essendo simile al vero, che è ciò che un romanzo deve fare.
Davvero una storia imperdibile, per tutti, per voi Piccoli Lettori Crescono,
INFORMAZIONI TECNICHETitolo: Una casa fuori dal tempo
Autrice: Beatrice Masini
Illustratrice: Elisabetta Stoinich
Editore: Mondadori
Collana: Contemporanea
Codice EAN: 9788804787044
Formato: 22 cmx15 cm, illustrato, copertina cartonata
Pagine: 240
Età di lettura: 11 anni
Prezzo: euro 16,50