Questa storia non fa dunque eccezione. Eppure rappresenta nella produzione dell'autore qualcosa di assolutamente nuovo.
Se infatti nelle sue precedenti narrazioni al lettore era richiesto di mettersi a nudo di fronte all'esistenza del male, tracciare un confine, capire se quel confine reggeva o se invece non rischiava di tracimare, trascinando dentro anche lui, per paura, per l'urgenza di sopravvivere, qui, in questa storia il male coincide con il dolore, ed è dentro la testa del protagonista.
Elliot è un ragazzo malato, con un disturbo ossessivo compulsivo, che lo porta ad avere paura delle persone, di quelli che lui chiama i "cavernivori", motivo per il quale non esce mai di casa, la sua stanza è insonorizzata e preclusa alla vista da fuori grazie a pesanti tende oscuranti. Fanno eccezione ai "cavernivori" sua madre, sua zia, e il dottor Gibson, il medico che lo ha in cura.
Ma più di ogni altra cosa, Elliot teme la paura della paura.
Una paura che lo accompagna fin dalla nascita, forse addirittura da quando era nel grembo di sua madre, con sua sorella. Sì, perché quella paura ha che fa fare con l'aver sperimentato la morte fin da quel momento, quando la sorellina, nata con lui prematura, è morta alla nascita.
La parte peggiore delle mie paure, la cosa che temo di più al mondo, è la paura della paura stessa. È un vero e proprio mostro, un essere demoniaco che mi urla e mi vortica dentro, una bestia insaziabile che non smette mai di crescere e crescere ... diventando sempre più veloce, più forte, più affamata. Si nutre di se stessa e più si fa grande più ha bisogno di mangiare, e più mangia, più s'ingrandisce... e se non è tenuta sotto controllo potrebbe trascinarmi, urlando, al limite della mia sanità mentale, oltre il quale si apre il baratro della pazzia.
Per questa orribile bestia vorace unico strumento utile a tenerla sotto controllo Elliot ha le sue pillole gialle, pillole di Moloxetina, cui è dedicato un intero capitolo: un farmaco che deve prendere con regolarità nella misura di sei pillole più volte al giorno.
La Moloxetina mi aiuta a tenere a bada la bestia. So che è sempre lì. Certe volte la sento, un ringhio basso, lontano, e ogni tanto avverto l'odore fetido del suo respiro demoniaco risalirmi lungo la la gola. Finché ingerisco le mie pillole - sei al giorno, a intervalli regolari, a prescindere da come sto - la bestia rimane al suo posto.
Ma il recinto stretto in cui la malattia lo costringe a vivere, pur rappresentando all'inizio l'unico spazio di vita possibile, si rivelerà presto una gabbia le cui sbarre è necessario divellere per cercare di sopravvivere alla bestia in agguato dentro di lui.
La storia ha inizio infatti nel momento in cui, alla vigilia di Natale, sua madre esce di casa sotto una tempesta di neve, per andare a recuperare le pillole gialle, precedentemente ordinate in farmacia e ritirate dalla sorella, a poche centinai di metri da loro.
Elliot resta a casa ad aspettare, seduto per terra dietro la porta d'ingresso. Non ci vorrà molto, si dice, anche se sua madre è dovuta andare a piedi, dal momento che la macchina a causa del freddo, sembra essersi congelata. E poi a Elliot restano ancora diverse pillole, le ha contate innumerevoli volte, può resistere.
Le fa compagnia nella sua testa la sorella morta, a cui lui, fin dalla primissima infanzia ha dato un nome, chiamandola Ellamay. È lei ad incoraggiarlo, a dirgli di non avere paura, a mostrargli le cose per come realmente sono e non per come le vede lui, sempre pericolose e ostili. Ella è cresciuta con lui, è il suo segreto, fin da quando sua madre, dopo averlo scoperto a parlare con lei, gli aveva mostrato tutta la sua disperazione. Da quel momento Elliot la tiene ben nascosta, ma è vitale per lui poter sentire la sua presenza. Ella infatti rappresenta in qualche modo la voce sana della sua coscienza, la possibilità di pensare le cose, le situazioni, le persone anche da un altro punto di vista, reale e non alterato.
Il tempo però passa e sua madre tarda ad arrivare.
Qualcosa di imprevedibile sta per accadere e Elliot sarà costretto ad affrontare il volto più oscuro della bestia.
Si intreccia infatti alla narrazione in prima persona del protagonista, quella di un narratore esterno che mette in scena le azioni di due malviventi, vestiti da Babbo Natale e alla prese con un piano di furto nella banca della piccola cittadina poco distante.
Il piano prevede il sequestro in casa di una donna, madre del dipendente di banca, che al suo rientro, costretto dalla situazione, dovrebbe rivelare il modo in cui entrare nel caveau della banca.
Ma il narratore mette in scena anche quell'ultimo pomeriggio di lavoro prima delle vacanze natalizie del dipendente di banca, che nonostante la sua estrema e pedissequa sequenza di azioni sempre le stesse, quel giorno decide di non rientrare subito in casa dopo il lavoro.
Il piano incomincia così a scricchiolare e, pur non potendo anticiparvi nulla, comincia ad avere effetti anche sulla storia di Elliot.
L'attesa infatti diventa per lui sempre più insopportabile e destabilizzante fino a quando, nonostante la bestia ruggisca nel suo corpo, provocando in lui sensazioni estreme di dolore fisico, decide di uscire, spinto, quasi costretto dalla voce di Ella nella sua testa.
Dovrà solo arrivare a casa della zia, si tratta di poche centinaia di metri, conosce a memoria la strada, non per averla percorsa molte volte, ma averla ripassata a mente ogni volta che sua madre è andata lì, l'ha studiata nei minimi dettagli anche attraverso le mappe satellitari. Deve arrivare a casa della zia, può farcela, continua a dirgli anche Ella.
Da qui pagina dopo pagina il lettore viene letteralmente trascinato in un'escalation di situazioni che vedono Elliot cadere in balia della bestia, della paura, rendendolo incapace di discernere e accogliere occasioni di aiuto, e conducendolo alla fine fuori strada, incontro alla parte più buia di sé, quella nella quale sembra sparire anche la voce di Ella.
Il finale è mozzafiato, è necessario leggerlo, parola per parola, senza nessuna possibile anticipazione.
Eppure sarà propria la malattia di Elliot, le immagini distorte nella sua testa, le allucinazioni, il dolore, la presenza della bestia che continua a lacerare in lui ogni briciola restante del suo già precario equilibrio, che lo condurranno esattamente lì dov'è diretto, e dove alla fine la sua presenza si rivelerà necessaria, tempestiva e risolutiva.
Un libro straordinario per molte ragioni: la voce di Elliot, così profonda, autentica, che sa descrivere con lucidità e consapevolezza gli aspetti più dolorosi e a tratti anche ironici della sua malattia; l'intreccio che sa condurre il lettore in un turbinio di eventi, senza mai svelarne la connessione, solo alla fine tutto questo sarà evidente; il ruolo dei personaggi secondari, i malviventi, il dipendente di banca e le sue amiche, e i personaggi che Elliot incontra lungo il cammino per arrivare alla casa della zia, tutti questi rivelano, pur nella loro apparente normalità psichica, aspetti nel comportamento che appaiono come crepe profonde e a fatica tenute insieme nella superficie piatta delle loro esistenze, crepe che lasciano intravedere piccoli squarci della stessa oscura bestia che perseguita il giovane protagonista.
Sembra che l'autore voglia mettere in guardia il lettore rispetto a facili schematismi sulla malattia mentale, e sembra dirci che, nonostante la loro devianza, i comportamenti di Elliot restano umani, perché si inscrivono nella difficile e complessa natura dell'uomo, dei suoi trami, delle sue fragilità.
Non è un caso che alla fine il lettore, se all'inizio può far fatica a comprendere l'agire del protagonista, poi, quando la storia si fa più incalzante, non solo partecipa delle azioni di Elliot volendo in qualsiasi modo aiutarlo, ma è talmente dentro la sua storia, che riesce a comprendere i suoi comportamenti, nonostante siano psichicamente lontani da lui.
Questo è forse il merito più grande di questa storia, aver aiutato il lettore a valicare il muro dell'incomprensione, della distanza, a farlo entrare dentro i pensieri e il vissuto doloroso di Elliot, quindi a gettare un ponte su due sponde solo apparentemente distanti dell'umano.
Da qualche mese sto seguendo, grazie all'istituto comprensivo presso il quale ho iniziato a lavorare, un interessantissimo corso sui disturbi del comportamento in età infantile e adolescenziale, tenuto da professionisti di grande competenza. Durante uno di questi incontri abbiamo avuto la possibilità di vedere un documentario, non ancora disponibile per intero al pubblico, che racconta la storia di Samuele, affetto da disturbo ossessivo compulsivo, il documentario s'intitola Il terrorista nella testa, di Luca Alessandro e Antonio Zannone.
Appena ho incominciato a leggere il libro ho immediatamente pensato alla storia che avevo visto. Nel documentario è la madre di Samuele a raccontare il vissuto dolorosissimo della malattia del figlio e i vari tentativi per arrivare a una diagnosi corretta e conseguentemente alla sua cura.
Quella di Elliot invece, nella finzione della letteratura, è una storia raccontata in prima persona, e se è vero che uno dei principali motori della letteratura è il processo di immedesimazione, mi sembra che La Bestia dentro abbia reso evidente al meglio questo processo, dando la possibilità a chi spesso resta escluso dalle narrazioni di poter essere presente, di raccontare il proprio punto di vista.
Credo la letteratura debba avere anche questo ruolo: rappresentare le storie di coloro che spesso restano ai margini, inascoltati, e senza voce.
Buona lettura, per voi Piccoli Lettori Crescono
Informazioni Tecniche
Titolo: La bestia dentro
Autore: Kevin Brooks
Traduttrice: Benedetta Reale
Editore: EDT - Giralangolo
Formato: brossura
Pagine: 240 pp.
Codice EAN: 978-88-5926-593-1
Età di lettura: dai 14 anni
Prezzo indicativo: euro 14