Che le tragedie classiche siano state in lungo e in largo lette, interpretate, messe in scena, rilette in ogni chiave immaginabile, è evidente anche a una prima elementare ricerca.
Tuttavia ciò che con la collana I Gabbiani, Federica Iacobelli, sua ideatrice e curatrice per la casa editrice Edizioni Primavera si propone è invece qualcosa di completamente nuovo: offrire in lettura, cioè per la lettura, testi teatrali a bambini e ragazzi.
Si potrà dire che anche questo è stato fatto, sebbene di rado, ma non in questo modo, con l'intento cioè di dare valore al linguaggio drammaturgico in sé e per sé, indipendentemente dalla possibile conseguente, ma non scontata, messa in scena.
Perché il linguaggio della letteratura drammaturgica ha una sua specifica identità, un ritmo, una composizione, una visione, un incedere che lascia al lettore, giovane o meno che sia, una estrema libertà di immaginazione. Per la sua natura infatti il testo teatrale si avvicina al testo poetico, nella rarefazione della parola scritta e per gli spazi bianchi che si fanno anch'essi significanti del testo, lasciando al lettore la sua personale co-costruzione di senso.
La collana offre oramai numerosi titoli, tutti estremamente interessanti e diversi tra loro per origine e provenienza.
Elettra sulle molle, di Roberto Cavosi, attore, drammaturgo, regista, racconta la storia della nota eroina delle tragedie classiche di Eschilo, Sofocle e Euripide, figlia di Agammenone e Clitemnestra, sorella di Oreste, ma anche dell'altrettanto ben nota Ifigenia e di Crisotemi.
Tuttavia nella scrittura che ne da l'autore contemporaneo, Elettra veste i panni di una ragazza dei nostri giorni, che abita uno spazio liminale ai bordi delle tante periferie dimenticate delle nostre città.
La sua famiglia gestisce un piccolo parco divertimenti con una giostra e un tappeto elastico, dove Elettra, quando tutti i clienti se ne sono andati, si mette a saltare, su e giù, liberando in quella tensione, che si contrae per gettarla nel volo, tutto il dolore che tiene imprigionato il suo cuore.
Elettra vive ai margini, non solo quelli sociali imposti dalla sua condizione, ma anche familiari: vive infatti quasi randagia, si tiene in disparte, non vuole avere rapporti con la madre Clitemnestra e con il suo compagno Egisto, un uomo arrogante e volgare, che ritiene al pari di sua madre responsabile della morte del padre Agamennone e della scomparsa del fratello Oreste.
I suoi comportamenti e la sua marginalità suscitano la derisione da parte di due ragazzi del quartiere, Nerio e Saro, che cercano di provocarla per metterla in difficoltà.
L'unica presso la quale Elettra trova compassione, solidarietà e difesa è la sorella Crisotemi, che soffre con lei e per lei, ma che tuttavia non riesce a comprendere fino in fondo l'odio, la rabbia che devastano il cuore di Elettra.
Gli elementi delle tragedie originarie ci sono tutti, a partire proprio dai nomi, che costituiscono il gancio reale con la tragedia greca insieme con i sentimenti che scaturiscono dalle complesse relazioni umane, sentimenti che sono stati per secoli i veri protagonisti delle tragedie classiche.
Per il resto tutto è qui e ora, e si viene letteralmente risucchiati nel vortice dei dialoghi, che tessono e intrecciano, senza dichiarare apertamente ma davvero mettendo in scena il dramma in un crescendo di tensione che porta Elettra a desiderare, immaginare l'uccisione della madre.
Molto interessante è anche l'intersecarsi delle figure tragiche antiche con il Bianco e l'Augusto, due personaggi presi dalla tradizione circense che irrompono sulla scena per dare corpo e compimento, esito maledetto, alla dimensione di quel delitto, compiuto non visto all'inizio e origine di ogni male.
Il Bianco è una ragazzo muto, che tuttavia occupa lo spazio delle scene con la presenza forte dei suoi movimenti, saltando anche lui sul tappeto elastico, e reagendo con violenza alle affermazioni false e provocatorie di Egisto e dei due ragazzi, Nerio e Saro.
L'Augusto invece nel dialogo tesse la trama, cuce e ricuce gli intrecci del dramma tra passato e presente, tra memoria e dolore, per consentire il disvelamento finale e portare all'epilogo la tragedia.
Questi personaggi proprio indossando una maschera saranno gli unici capaci di rappresentare una verità, il peso cioè deflagrante della finzione nelle relazioni, ristabilendo una sorte di nuovo ordine, da cui il lettore-spettatore non potrà che prendere le distanze, inorridito e tuttavia più consapevole della condizione umana che gli appartiene anche in quegli oscuri meandri rappresentati nel dramma.
Una storia antica e sempre attuale nella quale la famiglia diviene il centro di relazioni sofferte, di tradimenti, un centro nel quale ogni sentimento sembra potersi tramutare nel suo esatto opposto, generando un luogo in cui invece che sentirsi al riparo, i giovani protagonisti si trovano esposti alle ferite, al dolore, all'inganno, e nel quale ognuno di loro trova il proprio personale modo di re-esistere, anche quando questo porta alla vendetta cieca e sanguinaria.
Una straordinaria rilettura in cui la scrittura diventa nucleo generativo capace di traguardare nel dramma antico, come al centro della propria esistenza, del proprio cuore.
Da leggere e rileggere, avendo accanto le opere dei grandi tragediografi greci.
Per voi, Piccoli e Grandi Lettori Crescono
INFORMAZIONI TECNICHE
Titolo: Elettra sulle molle
Autore: Roberto Cavosi
Illustratrice di copertina: Mara Cerri
Editore: Edizioni Primavera
Collana: I gabbiani
Codice EAN: 978-888-5592-278
Formato: 20x13, rilegato
Pagine: 98
Prezzo indicativo: euro 9,50
Età di lettura: (+10)