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SCELTI PER VOI: IL SOLDATINO

lunedì 22 giugno 2020

È un esercito un po' diverso dai tanti che siamo abituati a riconoscere nelle immagini, quello nel quale marcia il Soldatino, protagonista di questo straordinario albo.
Fin dalla prima pagina infatti ci accorgiamo di essere in presenza di uno assai strano esercito, che si compone di ragazzine e ragazzini per niente serrati in file e di fatto neppure armati, almeno non nel senso comune.
Sono tutti estremamente isolati, disarticolati nello spazio che occupano ciascuno accanto all'altro, si urtano quasi, ognuno preso dalla propria personale battaglia. 
E, sopratutto, nella composizione dello spazio illustrato, marciano in senso contrario, non procedono cioè nel senso di lettura, da sinistra verso destra, ma da destra verso sinistra.
Le loro azioni li rendono prigionieri, non li liberarono nello spazio di un incontro, che prosegue idealmente oltre la pagina.


Tra loro spicca il Soldatino, un nome comune divenuto abito-segno della sua univoca identità.
Il soldatino aveva l'uniforme e il fucile in spalla.
I suoi confini erano: a nord la testa con l'elmetto. 
A sud i piedi con gli anfibi.
A est la mano sinistra che stringeva una bomba a mano.
A ovest la mano destra per sparare.
Il Soldatino, così bardato, fa come fanno tutti, pensa un solo pensiero, la guerra, e con essa pensa a:
marciare, attaccare, mirare, sparare, ritirata.

Solo e soltanto questo, perché è faticoso, molto faticoso pensare tutte queste azioni e agirle.
Eppure a guardar bene il Soldatino tiene in mano una tromba, e tutti i suoi compagni di armata hanno, chi un pallone da pallacanestro, chi i guantoni da boxe, chi delle scarpette da danza, o gli scarpini da calcio, o un microfono per il canto.
Sono ragazzini-soldato che hanno fatto di un'arte, una passione, un gioco, uno strumento di competizione, l'uno contro l'altro, tutti contro nessuno.
Fino a quando il Soldatino della nostra storia non ce la fa più a stare al passo, e allora si ferma, spaventato e solo. Il buio sembra inghiottirlo, ma poi si volta e cambia direzione, cambia senso di marcia.


Una direzione che questa volta segue il ritmo compositivo, e lascia incedere il protagonista da sinistra verso destra, seguendo il senso della narrazione.
È una scelta consapevole la sua, e questo cambio di passo sembra già appartenergli in quel colore così altro dagli altri, in questa identità, mal celata sotto strati di pesante corazza.
Resta della sua appartenenza a quello strano esercito il non saper far altro che combattere. Tutto gli appare nuovo ma questa volta sì, a decidere sembra davvero lui, e sceglie di proseguire.
Ma poi fece i pochi passi che gli restavano negli anfibi e giunse a una casa.

Si trova così a varcare una soglia, a entrare in uno spazio nuovo.
Una casa in cui inizialmente il Soldatino pensa di dover ancora, di nuovo tornare a combattere.
Ad accudire quel luogo così intimo c'è un uomo che si prende cura di quello spazio, preparando un tè, riattizzando il fuoco, accogliendo l'ospite, senza chiedergli nulla, senza giudicarlo.
Il soldatino allora percepisce uno strano senso di sicurezza, qualcosa che in fondo gli appartiene, che riconosce, e comincia così a dismettere tutti gli elementi della sua corazza: l'elmetto prima, gli anfibi poi, e così via, fino a spogliarsi di quei pesanti fardelli e tornare a essere vulnerabile e libero. 
È allora che inizia una nuova storia, fatta di parole, di relazione, di un incontro di sguardi, che non impartiscono ordini tassativi, nei quali non ci sono urti e conflitti. 


E così i colori si mischiano, le azioni si intersecano nello stare l'uno di fronte all'altro, si torna alla vita, di un tempo da condividere invece che da competere.


Una storia incredibilmente poetica, tanto nel testo di Cristina Bellemo, quando nelle illustrazioni di Veronica Ruffato.
Tutto è curato in questo meraviglioso albo, la lingua così potentemente evocativa e precisa, che dice la misura esatta del sentirsi proprio come il protagonista della storia: un soldatino serrato nei ranghi di richieste ossessive per diventare, essere, possibilmente subito, ora, perfetto, in tutto ciò che sceglie, fosse anche solo per gioco, di fare.
Una lingua asciutta e poetica che restituisce nell'incedere, il passo pesante della fatica dell'essere costretti in ruoli stereotipati e confezionati da altri, e allo stesso tempo esprime la leggerezza di quel ritrovarsi al caldo di un proprio intimo spazio interiore, una casa piena di luce e di calore, in cui poter abitare la propria fragilità, al cospetto di chi, adulto, sa custodirla, proteggerla e farne tesoro.
Le illustrazioni di Veronica Ruffato compiono il miracolo di liberare il testo dai confini angusti cui una lettura frettolosa potrebbe relegare: sanno interpretare, dare voce, costruire nello spazio dei due colori scelti, il senso dell'omologazione del così fan tutti attraverso il rosso, e in un avvolgente blu invece, il senso di un'identità che fatica a fare come tutti, e che alla fine sa accogliere la sua fragilità e cambiare direzione.
Nel tempo della guerra la prospettiva ci fa guardare la scena dall'alto, come fossimo spettatori di una voragine nella quale i ragazzini-soldato precipitano, chiusi e disarticolati dai loro stessi movimenti.
Nel tempo della pace invece l'illustratrice ci invita a entrare, lo sguardo del lettore è lì, ad altezza di scena. Ci fa accomodare, ogni mobile ritrova la sua funzionale collocazione, a differenza di prima in cui tavoli, librerie, comodini, poltrone e sedie, vorticavano, quasi a dire che anche l'intimità di una casa può divenire arena di esercizio per le battaglie.
Mancano della guerra le macerie, la distruzione, le ferite.
Eppure ci sono, solo di una natura più sottile, quasi invisibile da fuori: negli sguardi dei ragazzini-soldato colmi di sgomento, di paura, spalancati ad aggredire la vita, più che a sentirla e a darsi il tempo di viverla.
Ma poi accade l'insperato, un passo lento, un inciampo, si resta indietro, e la battaglia, solo apparentemente persa, volge il Soldatino verso una nuova prospettiva, la possibilità di smettere di combattere. 
Un libro che fa da specchio al lettore e che contempla nel testo e nelle illustrazioni tutte le guerre a cui, anche involontariamente,  ciascuno di noi, adulto o bambino, si è trovato a partecipare, contro noi stessi più spesso, con gli altri a volte, in nome di un dover essere, piuttosto che di un essere, fragile creature in cammino e in cambiamento, non solo da giovani ma sempre.
Un libro che davvero tutti dovrebbero poter leggere, o ancora meglio farsi leggere, cercando nell'incontro dell'ascolto, di uscire dallo spazio di qualsiasi battaglia, guerra, ostilità, per ricordarci che veniamo tutti dallo stesso luogo, in cui un tempo siamo stati bambini. 

Per voi Piccoli Lettori



Informazioni tecniche
Titolo: Il soldatino
Autrice: Cristina Bellemo
Illustratrice: Veronica Ruffato
Editore: Zoolibri
Collana: Gli Illustrati 
Codice EAN: 978-889-955-6341
Formato: rilegato, ill.
Pagine: 40
Prezzo indicativo: euro 16
Età di lettura: (dai 5 anni)



 




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