Perché adesso in molti si interessano dei lettori maschi? Proviamo quindi ad ascoltare gli esperti e chi a loro ora si rivolge con un entusiasmo nuovo, o con un fine nuovo. Ci si accorge di loro dopo una corrente creativa e culturale che ha interessato principalmente le bambine, con la spinta del "girl power". Ora si palesa una nuova attenzione verso l'altra parte dei giovani "consumatori", che sono rimasti in una zona d’ombra, che non contribuiscono a far girare molto l’economia di certi settori, le cui qualità sono…sì, dai, sempre quelle. Sarà davvero così? Io ho un carico di dubbi che mi porto in spalla, con sincera curiosità ho seguito due incontri di cui vi riporto un piccolo report, ma riflettiamoci insieme. Non possiamo negare un dato di fatto: è sceso il livello di autostima ed è salito quello del disagio anche tra i ragazzini, forse tutta questa differenza sulle necessità dei generi non c’è, ma si continua a parlare di maschi e femmine come due mondi a parte. L’argomento è vasto e interessante da esplorare. In questi giorni ho ascoltato interventi sul “lettore maschio”, non posso affermare che l’interesse sia incentrato solo a livello commerciale, dietro a questo riflettore puntato su di loro ci sono anche nobili intenti: si cerca di offrire loro buone storie e un progetto abbastanza diffuso che tende a ridefinire il loro ruolo sociale, magari con più attenzione verso l’educazione emozionale. Mi auguro che questo nuovo fermento riesca a scardinare i pesanti e retrogradi stereotipi, che l’educazione emozionale raggiunga tutti i giovani, senza distinzione di genere, perché è sempre più necessaria.
Partiamo dunque dal primo dato accusatorio:
“I bambini vengono spesso considerati dei lettori più deboli rispetto alle bambine”, chi lo dice? Lo dicono molti adulti del settore educativo e del settore editoriale, che i libri li vende. L'argomento è dibattuto anche all'estero, il fenomeno risulta diffuso. Durante gli intensi giorni di incontri che si sono svolti alla Bologna Children's Book Fair ci sono stati due incontri relativi proprio a questo dato, sono andata carica di curiosità ad ascoltare gli esperti invitati a parlarne.
Il primo evento è stato organizzato da Estonia Guest of Honour 2025 e Ibby Estonia il 31 aprile, titolo del dibattito: Books and Boys.
"Ci sono differenze nello scrivere per ragazze o ragazzi? Davvero i ragazzi leggono di meno? Di cosa dovrebbero parlare le storie per attrarre giovani lettori di sesso maschile?"
A moderare l'incontro lo scrittore Stefan Booner, gli altri ospiti erano gli scrittori Ilmar Tomusk, Anti Saar e il promotore alla lettura Charalambos Demetriou, che è anche insegnante e membro del comitato esecutivo Ibby a Cipro.
Il proposito dei presenti è fin dall'inizio della discussione quello di fare meglio, una presa di consapevolezza e di impegno quindi, perché dalla loro esperienza emerge che le ragazze scrivono meglio e leggono di più rispetto ai compagni. Secondo Ilmar Tomusk, esiste una coincidenza tra l'età in cui si abbandona il libro e l'accesso agli account nei social: i contenuti digitali, se ben creati, potrebbero anche non far morire la lettura, quindi, non c’è una forte demonizzazione del dispositivo elettronico. I social in ogni caso restano i maggiori colpevoli anche per l'insegnante Charalambos Demetriou che lamenta l'assenza dei limiti nell'uso e fin dalla giovanissima età, la noia per la lettura nasce da quanto siano più accattivanti i video game e i contenuti veloci su un dispositivo elettronico. Sono più gratificanti rispetto alla fatica della lettura. Il suo lavoro nelle scuole è quello di non veicolare i libri, la sua strategia è quella di offrire la più ampia varietà possibile per incuriosire e creare una rete di scambio tra gli alunni. Il suo impegno è fondato sull’incuriosire, tenendo lontana l’idea di noia. Resta in ogni caso fondamentale dare il buon esempio sia a casa che a scuola, leggendo in classe, infatti, dalla sua esperienza, ha notato che in tanti casi nelle case degli alunni non esistono le librerie, non si usa nemmeno leggere ai bambini. Le biblioteche sono una risorsa imprescindibile e lui promuove una "Book Parade" dove i bambini giocano con i personaggi dei libri, gioco e divertimento creano relazioni più salde tra compagni e l’oggetto libro. Inoltre, i ragazzi sono sempre attratti dalle illustrazioni, vengono catturati dalla grafica e prediligono i fumetti, che sono buone letture.
Anti Saar allarga un po’ lo sguardo e fa notare che i libri che i ragazzi preferiscono sono gli stessi che piacciono anche alle ragazze, ovvero quelli che trattano argomenti che riguardano tutti loro, come i desideri e le paure. Quando scrive, ad esempio, non pensa al pubblico di lettori che lo leggeranno, ma al ragazzo che era e che è ancora in lui, questo lo avvicina ai giovani.
La noia viene sottolineata anche da Ilmar Tomusk, ma si riferisce proprio alle storie narrate nei libri, a volte sono piatte, accade troppo poco e manca il fattore eccitante, abbastanza interessante per non far abbandonare il libro, altre volte le storie sono troppo deprimenti, si possono trattare temi serissimi anche senza essere tristi. Anti Saar afferma che la vita è già molto assurda, accadono eventi di ogni tipo, si possono quindi trattare temi anche forti con una dose di ironia, inoltre non nota grande differenza di genere nell'attitudine alla lettura, i ragazzi vogliono anche essere lasciati da soli e in pace, senza troppe pressioni. (La mia mente è subito volata al video dei Pink Floyd “The Wall”). Invece Charalambos Demetriou ha notato che nei ragazzi qualche differenza c’è, per i maschi sono più appetibili i temi tecnologici o le storie sugli alieni, rispetto alle ragazze. Qualche differenza c'è anche nell'importanza delle immagini sui libri, se non ci sono i bambini maschi tendono a non scegliere quella lettura.
Stefan Booner insiste sul ruolo degli adulti: riconosce l'importanza degli incontri con gli autori, quanto siano importanti le domande che vengono poste dai giovani lettori, anche se sono buffe e fuori tema, ma sta di fatto che incuriosiscono e creano nuovi stimoli e quindi nuovi lettori, poi è importante la lettura ad alta voce in classe, mai abbastanza diffusa come invece dovrebbe.
A questo proposito Charalambos Demetriou fa notare che molti adulti, genitori ed insegnanti, smettono di leggere ai bambini dal momento che diventano lettori autonomi, perdendo quel tipo di relazione di intimità che quell’occasione crea, ed è un vero peccato.
Una uditrice ha posto una domanda interessante: c'è, secondo voi, qualche relazione tra lo scrivere in corsivo, pratica sempre più desueta, e la lettura? La risposta è unanime: sì, l'abilità dello scrivere va di pari passo con quella della lettura, è un allenamento anche alla fatica che si deve affrontare per entrambe. Charalambos Demetriou racconta del suo playful frame work, ovvero far scrivere giocando con le forme, pur di rendere divertente l'apprendimento e l'allenamento alla scrittura in corsivo.
Anti Saar conclude dicendo che quando i ragazzi vengono etichettati come lettori meno smart rispetto alle ragazze, serve impegnarsi ancora di più, dando il buon esempio, lui risponde così alle insegnanti che si lamentano durante gli incontri nelle scuole, da parte sua racconta che fa sport, ama le auto, ma è anche un lettore appassionato e lo trasmette leggendo e scrivendo per ragazzi.
In conclusione, penso al grande lavoro dei bravi promotori della lettura: l’entusiasmo riesce a convogliare le buone pratiche e si dovrebbe fare sempre più rete nelle strategie da adottare, per e con i ragazzi. Oltre agli esperti, ognuno può fare la sua parte.
Il secondo evento sul tema si è svolto il 1 aprile, dal titolo Dove sono i ragazzi: i libri giusti possono renderli eroi, organizzato da BCBF e da ITA- Italian Trade Agency e MAECI- Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale. Moderatore Porter Anderson, Direttore Editoriale, Publishing Perspectives con i seguenti ospiti: Michiel Kolman, Senior Vice President di Elsevier e Presidente del Comitato per l'Editoria Inclusiva e l'Alfabetizzazione di IPA- International Publishers Association, Francesca Cavallo, autrice di Storie spaziali per maschi del futuro, Maria Russo, Editor At Large - Union Square Kids, Jonathan Simcosky, Quarto Books New York, editore di Yes, Boys Can! Inspiring Stories of Men Who Changed the World.
La distinzione di genere è il fulcro del dibattito, anche perché i libri promossi battono su questa dicotomia. Servono, secondo gli ospiti di questa platea, delle storie diverse da proporre ai maschi e questo anche per abbattere alcuni stereotipi che li riguardano.
Francesca Cavallo, dopo le “Bambine Ribelli”, propone un nuovo progetto incentrato su storie dedicate ai bambini, Storie Spaziali per maschi del futuro, un’operazione commerciale che cavalca la nuova tendenza e l’autrice racconta che sia partita dalla richiesta di alcune mamme che le hanno chiesto “perché non parli dei bambini?”.
L’autrice ha quindi analizzato la sua attitudine verso il genere maschile e ha iniziato a domandarsi: perché credo che i maschi siano meno sensibili e più aggressivi? Forse siamo noi a credere a questa cultura, si risponde. Nel “noi” leggiamo quella parte di adulti che con i ragazzi ha questa percezione, sono affermazioni non sempre condivisibili, personalmente sono distante da questo pensiero, ma il dibattito è apertissimo. Secondo Cavallo, il punto da cui partire sono le fiabe e gli stereotipi che ne derivano, infatti i maschi non risultano più liberi delle femmine, nelle storie infatti non cambiano, non evolvono, e hanno una sola funzione: salvare la fanciulla. Senza quel ruolo, il personaggio maschile nelle storie non avrebbe alcun senso di esistere. A partire da questa convinzione ha pensato di scrivere dodici storie, per creare una nuova antologia rivolta ai lettori maschi, per offrire loro un’idea delle qualità che portano a una mutua liberazione.
Porter Anderson pone l’accento sul disagio dei ragazzi di oggi, cita alcuni libri, tra cui nove libri del Carnegie Medal, in cui ha evinto come nelle trame compaiano personaggi maschili che vivono situazioni davvero brutte, e più che commentarli, ne è rimasto colpito. Invece ha raccomandato la lettura del libro Of Boys and Men, di Richard Reeves, un libro che approfondisce la tematica in modo molto interessante, dove il disagio viene affrontato e studiato. Ha raccontato infatti che molti ragazzi lasciano la scuola, se decidono di continuare al college, spesso sono in difficoltà, alcuni arrivano addirittura al suicidio, ne ha citati sei.
Le ragazze hanno fatto un lavoro importante sull’autostima, Porter ricorda le tante pubblicazioni che hanno incoraggiato e ancora incoraggiano questa libertà, che ,possiamo aggiungere, è importante e necessaria. Ora ci si accorge che sono i ragazzi ad aver bisogno di incoraggiamento e per questo presenta il libro di Richard Reeves e Jonathan Juravich Yes, Boys Can! Inspiring Stories of Men Who Changed the World – He Can H.E.A.L. ed è proprio Jonathan Juravich a raccontare il progetto. L’autore discute dei ruoli di genere facendo notare come ci sia un calo statistico da parte dei maschi nella scelta delle professioni come l’insegnante, lo psicologo e tanti altri, i cui indirizzi di studio non vengono più scelti dai ragazzi, come moltissime altre carriere di caring, lavori assistenziali che implicano sacrifici per la comunità.
Maria Russo prende la questione dal lato scientifico, sul funzionamento del cervello che presenta differenze di genere, a scuola si insegna a ragazzi e ragazze aspettandosi gli stessi risultati e troppo spesso si nota che i ragazzi restano più indietro rispetto alle compagne, le ragioni sono però fisiologiche. Il cervello dei maschi è più visuale e per questo motivo un libro senza immagini per un bambino è meno appetibile, se vengono costretti a letture inappropriate si crea un disastro, un allontanamento dalla lettura. I comix, i fumetti, le graphic novel, e ce ne sono di artisticamente meravigliosi, sono le letture più affini e popolari tra i ragazzi, poiché preferiscono una narrazione visiva. La sua personale missione è quella di far passare l’idea che i picture books, i libri illustrati, hanno una grandissima importanza e devono essere presenti sia a scuola che a casa, sono letture da mantenere per più tempo e non solo finché i bambini sono piccoli.
Michiel Kolman interviene sul concetto di diversità. Gli editori come lui sono catalizzatori dei cambiamenti. A livello commerciale le donne leggono di più. Fa notare come la stessa platea, in cui ero seduta anche io, era composta da donne per la stragrande maggioranza, la fiera stessa conta in percentuale una presenza più femminile. Commercialmente la parte femminile del mercato è una grande opportunità, è anche il pubblico che fa il mercato. Porter aggiunge a questo dato di fatto che, come editori, non si vuol perdere le lettrici donne e si pubblica quello che a loro piace leggere, ma bisogna coinvolgere i ragazzi. In questa società sono in difficoltà e bisogna pensare anche a loro e cita Il costo della virilità, di G. Bersani Franceschetti e Lucile Peytavin, un importante studio italo francese che analizza i costi che la virilità, intesa anche nei comportamenti tossici, coinvolge tutti i campi della vita sociale, soprattutto in termini di salute pubblica. Le due autrici del saggio sostengono che solo con una educazione egualitaria si possa affrontare il problema.
Francesca Cavallo ritorna sulle differenze biologiche, come per esempio quello che comporta il menarca per le femmine, che segna oggettivamente e universalmente il passaggio nell’età adulta, mentre per i ragazzi tale passaggio va dimostrato attraverso un riconoscimento da parte degli altri, una sorta di test davanti a pari, uno status che va riconosciuto nel giudizio esterno e non internamente all’individuo stesso.
Diciamo che il dibattito resta aperto, i punti di vista sono molteplici, in una società che cerca di abbattere certi stereotipi ancora resta alto il divario tra maschi e femmine, sicuramente da queste riflessioni si può solo affinarsi nelle strategie da adottare, prendendo consapevolezza della responsabilità che spetta a ognuno, per soddisfare i bisogni di tutti i bambini. Serve impegno, qualità e cura, anche perché di stigmi, rigidità e bisogno di inclusione ne conosciamo già, il tema sicuramente è molto caldo.
L'illustratrice Anna Castagnoli, che, come ogni anno, accompagna un gruppo di appassionati nell’analisi delle nuove tendenze del mondo dell’illustrazione, ha puntualizzato come ci siano sempre meno illustratori maschi, forse dovremmo davvero prendere atto di alcune riflessioni sorte in questi incontri!